Castello La Vigne
La Contessa di Polignac corre in quei
corridoi alla ricerca di sua figlia.
La sua prigione d´oro era
solo un preambolo di ricatto che non lasciava minimamente tranquilla
la donna.
Ma cercando di rimanere con la mente lucida, la donna
trovò sua figlia in giardino che stava raccogliendo alcuni fiori.
<
Figlia mia > fece la Contessa di Polignac facendo un respiro
profondo < Come stai? Ti ho cercato dappertutto. >
< Io
sto bene, madre. Vedete? Stavo raccogliendo dei fiori. >
<
Vedo. Come ti trovi qui al castello? Robespierre e Chatelet ti
trattano bene? >
< Sì. Anche se questo Chatelet io non lo
conosco, madre. È un vostro amico? >
La donna non avrebbe mai
confessato alla figlia il suo reale posizionamento in quella storia
intrigata.
La Francia stava soffrendo e la famiglia della Polignac
era messa a dura prova.
< No figliola, non è un mio amico...
Non vedo l´ora che finisca tutto questo così io posso riportarti a
casa. >
< Madre, i vostri impegni internazionali fanno sì
che noi non ci vediamo mai. Ma qui a La Vigne sto molto bene. Ho
trovato delle brave persone parlando con la servitù e con
Robespierre e Saint – Just. >
< Saint – Just? E chi
sarebbe, costui? >
< Uno dei tanti alleati di Robespierre.
>
L´uomo, sentendosi chiamare, si fece vedere alle due donne
spaventandole.
< Mi dispiace. Non volevo farvi paura >
replicò l´uomo con ghigno malefico < Ma passeggiare in questa
corte nonm può che fare bene lasciando da parte i malumori scatenati
in Francia. >
< Quali malumori? > domandò la bambina.
La
figlia della Polignac non aveva assolutamente idea di cosa stesse
succedendo oltre le mura di quel castello.
Quella prigione d´oro
aveva fatto in modo che il suo isolamento fosse stato intoccabile e
le credenze che giravano al castello, l´avrebbero inondata di bugier
di ogni tipo, come ad esempio quelle che riguardava la madre.
Una
madre molto impegnata ai suoi occhi, ma che stava ai ricatti di un
avvocato che voleva la morte di tutti io nobili.
Ma la Contessa di
Polignac cercava sempre di guardarsi intorno, evitando di finire come
le sue due alleate.
< Mia figlia non sa che cosa succede tra
noi nobili che guidano il paese > precisò la donna < E non
deve distrarsi con inutili frivolezze. >
< Ma madre, io
voglio saperlo! >
< Avete ragione, Contessa. Sono stato
altamente fuori luogo. >
< Adesso, se non avete altro da
dirci, vorrei rimanere in compagnia di mia figlia visto che non la
vedo da molto tempo. Da sole. >
< Ma certo. >
Solo
adesso la Contessa di Polignac aveva capito che ruolo aveva
quell´uomo.
Un amico di Robespierre è vero, ma che nel suo
recente passato era accomunato ad un tragico destino che aveva
gettato una ragazza nell´oblio del dolore e della morte.
<
Charlotte! Charlotte! > gridò sottovoce la donna richiamando
l´attenzione di sua figlia < Devi promettermi che starai lontano
da quell´uomo. Mi hai capito? >
< Ma madre, che cosa vi
succede? Quell´uomo è stato così gentile con noi. >
< Non
dobbiamo fidarci. È malvagio e spietato. Non ne sono ancora certa,
ma ha ucciso molte persone. >
< Ma perchè vorrebbe fare del
male a me? >
< Magari a te no... Ma a me forse sì. >
<
Madre, cosa avete combinato? >
< Assolutamente niente,
figliola. Non ti preoccupare. >
Mentre Saint – Just si stette
allontanando, Robespierre si scontrò con quest´ultimo che distratto,
non faceva altro che fissare la figlia della donna.
< La
piccola Charlotte di Polignac è davvero graziosa. Quanti anni ha,
Robespierre? >
< Tredici anni. Perchè? >
< Magari
il nostro ricatto può rafforzarsi minacciando un unione con quella
ragazzina frivola. Metteremmo la Contessa di Polignac in una
posizione compromessa e le sue devozioni saranno i nostri ordini. >
>
Saint – Just, non avrei mai creduto che vi sareste spinto a
tanto... Ma mi piace. Avete assolutamente ragione > replicò con
sorriso malefico l´avvocato < Quella bambina deve essere solo ed
esclusivamente di nostra proprietà. E la Contessa di Polignac sarà
sempre nostra prigioniera. >
< Bene. Quando gli darai la
dovuta notizia? >
< Questa sera. Ora lasciate fare a me.
>
Avvicinandosi alle due donne, Robespierre invitò la Contessa
di Polignac e la figlia in una cena di ritrovo con la scusa che le
due sarebbero state di nuovo insieme.
< Ma è fantastico! >
gridò la bambina esplodendo di gioia < Siete contenta, madre?
Così rimarremo insieme anche questa sera. >
< Già. Hai
ragione. >
Ma la Contessa sapeva bene che c´era un tranello che
l´avrebbe messa in cattiva luce, soprattutto quando Robespierre fece
voce di una notizia entusiasmante che avrebbe allargato la nuova
famiglia di La Vigne.
< Su quale notizia vi state arrampicando,
Robespierre? Noi donne siamo molto curiose.
< Ebbene, dovrete
attendere questa sera. Ma vi assicuro che sarà una notizia
bellissima e allo stesso tempo sconvolgente. Magari perchè non
andate a prepararvi voi due? Sono sicuro che sarete bellissime questa
sera. Ma tale bellezza richiede tempo nella preparazione. Io non sono
una donna, ma credo di capire certe cose. >
< Voi
Robespierre non capirete niente di noi donne > rispose la Contessa
di Polignac a muso duro e mettendo in imbarazzo sua figlia.
<
Madre, ma cosa state dicendo? Non fate la maleducata. >
<
Vostra figlia ha ragione, cara Contessa. >
< Non sono
maleducata. Sono sono realista... Ma lasciamo perdere. Vedere ancora
la vostra faccia non può che disgustarmi. E non dirò altro per
offendere la vostra persona e la vostra dannata ospitalità nei
confronti di mia figlia. >
Fermata per un braccio, Robespierre
non permetteva una simile insolenza nei suoi confronti.
<
Attenta, Contessa. Ancora non avete capito con chi avete a che fare.
>
< Lasciatemi. Ora. Mi state facendo male. >
<
Perdono, mia Contessa > rispose subito Robespierre lasciandogli
quel flebile dolore e fissandola con sguardo compiaciuto < Non
vedo l´ora che arrivi questa cena. Sono un fascio di nervi per questa
notizia. >
< A più tardi > si limitò a dire la donna
lasciando i due uomini ridere alle sue spalle.
Castello di Val
Mentre la luce dell´alba si apprestava
a illuminare il cortile del castello dove l´esecuzione del Duca
d´Orleans era pronta, Maria Antonietta aveva evitato di proferire
parola con tutti i suoi ospiti.
Il suo silenzio e le sue preghiere
per un futuro migliore suo e della nazione, l´avevano spinta ad avere
il pugno di ferro con i suoi nemici che non facevano altro che
minacciarla.
Preso posto in prima fila mentre il Conte Fersen,
Oscar e André erano proprio accanto a lei, il Conte Hans voleva
assicurarsi della serenità della sovrana, ancora un fascio di nervi
ai suoi occhi.
< Maestà, state bene? >
< Sì. Tutto
bene. Davvero. >
Inizialmente la donna si apprestava a tirare
indietro la mano, ma un tocco di calore umano non poteva che fargli
bene, soprattutto dal Conte.
Mentre il Duca era stato sospinto dal
comandante Girodelle e dal alcune guardie sul patibolo.
Lo sguardo
del Duca compiaciuto e con ghigno malefico, si riversò verso quella
Regina e tutta quella famiglia che aveva disprezzato.
< Spero
che i miei figli non assistano mai nella loro vita a questo > fece
la sovrana con le lacrime agli occhi come senso di paura.
<
Sono al sicuro al castello, maestà. Non vi dovete preoccupare >
fece Oscar con tono mellifluo < Ora però cercate di rilassarvi.
Il vostro viso parla di sofferenza. Ancora oggi. >
< Oscar,
non so se tornerò ad essere felice come un tempo. La perdita di mio
marito e i continui tradimenti da parte del popolo mi fanno soffrire.
E arrabbiare... Mi sento sola. Continuamente. >
< Ma voi non
lo siete e non lo sarete mai. >
< Oscar ha ragione, Maria
Antonietta. Voi sola non lo sarete mai. >
Mentre gli unici
componenti che avrebbero visto la morte del Duca si erano strinti in
un´amicizia e in un´alleanza inossidabile, il condannato continuava a
fissare il tutto con molto astio.
< Viva la Francia e viva la
libertà! > cominciò a gridare < Vedrete, è solo questione di
tempo e voi non vivrete felici come adesso. Il popolo vi guarderà
perire perchè non avete deciso di sposare la mia causa. Siete solo
degli stupidi. >
< Tacete! Una volta per tutte! >
E
mentre il boia si apprestava a tagliargli la testa, il Duca d´Orlean
non fece altro che ridere come un pazzo prima che la lama dell´ascia
toccò inverosimilmente il collo di quel condannato che aveva espiato
l´ultimo grido di libertà una volta per tutte.
Uno spettacolo
macabro ma con la Regina di Francia che riuscì a tirare un sospiro
di sollievo.
< Adesso basta, ho visto troppo sangue per oggi >
fece la sovrana alzandosi di scatto < Vado dai miei figli. Gli
unici che possano darmi quella linfa vitale di cui ho bisogno. >
<
Aspettate maestà, vi accompagno > fece subito il Conte Fersen.
Ma
la donna non voleva nessuno al suo seguito, rimanendo chiusa in
quella bolla di solitudine e di disperazione.
Il Conte Fersen
capiva assolutamente tutti i suoi malumori, ma sapeva anche che
vedere la sua sovrana in quelle condizioni, lo faceva soffrire.
Ma
tale sofferenza si sarebbe placata da lì a poco.
Ancora poco
tempo e la notte si sarebbe susseguita verso quell´intimità che i
due avrebbero desiderato.