Fic del 2014
"I due combattono per difenderla, ma questo non vuol dire che sono
completamente a proprio agio con quello che stanno difendendo."
Un uomo (o quasi) e una donna, guadagnandosi da vivere in un dopoguerra,
affrontano un mondo distrutto e in ginocchio che ha visto la struttura
del potere ridisegnata diverse volte e ora è senza dubbio agli
sgoccioli. Quattro guerre mondiali sono trapelate cancellando gruppi di
organizzazioni, l´ultimo Nuovo Ordine è costituito da un governo
mondiale istituito nella città-Stato futuristica di Olympus, una delle
poche metropoli sulla Terra ancora relativamente civilizzati e (molto)
tecnologicamente avanzati. Un viaggio che inizia nel modo peggiore....
22 ° secolo.
Deunan Knute e Briareos
Ecatonchiri, due ex membri della polizia squadra SWAT di Los Angeles,
prima del grande viaggio
alla ricerca della propria vita e del loro paradiso, vvevano con il
padre di lei in una base militare e successivamente al sicuro in un
luogo segreto. E poi, la fuga per trovare la loro vita.
I primi
mesi di Deunan e Briareos dopo la nuova vita che avevano
deciso
di intraprendere, appena il cyborg uscì definitivamente dal
centro riabilitazione, furono parecchio difficili.
Anni prima,una guerra mondiale e nessuno aveva vinto, i governi
avevano destabilizzato le città e ogni apparato di controllo
oltre la civiltà per come era conosciuta erano caduti in
rovina. La
città di Olympus era la città invisibile di
leggenda e di sogni, da cercare per essere il ´faro´ nel buio.
La Terra aveva sofferto la terza guerra mondiale prima e successive
ancora più disastrose, le
città erano distrutte, decimata la popolazione
drasticamente. La
gente
nella loro forma originale erano rari in tutto mondo, la maggior parte
eranoo arricchiti da impianti cibernetici e per questo odiati dagli
´umani interi´ perchè non visti come uomini. Deunan
Knute e Briareos lavorano come mercenari, sognando una vita
migliore, quel ´faro´.
La città di
New York era stata loro indicata come meta importante da visitare. Per
il loro sogno, il loro desiderio, l´oggetto del loro cercare. La loro
speranza.
I
due
combattevano per difenderla, ma questo non vuol dire che erano
completamente a proprio agio con quello che stavano difendendo e come.
I cyborg erano classificati come ex umani che
ancora mantenevano un corpo umano parziale (aumentato con macchinari
nelle capacità e funzioni) o
almeno un cervello umano e sistema nervoso. Erano esseri
consapevoli che possedevano, in sostanza, una personalità
umana
nonostante il corpo artificiale. E di questo ne era convinta anche
Deunan, sopratutto verso il suo compagno Briareos. Odiava con tutta se
stessa ogni individuo che, scrutando con aria schifata, etichettava
l´uomo al suo fianco con termini dispregiativi senza troppi
complimenti, a
voce alta. Sapeva bene che, nonostante la capacità di lui di
nascondere il malumore, celava una tristezza che non meritava di
provare. No, non era tristezza. Era qualcosa che lei non voleva
considerare, ma le faceva male nel profondo il disagio e il tormento
che lui provava ma non voleva esternare. NOn era colpa sua, non voleva
perdere il suo corpo, non voleva perdere parte di se, non era
accaduto nulla per sua volontà. Eppure, la gente
non
riusciva a comprenderlo. Quanto lui aveva sofferto, sotto i suoi occhi,
nel periodo della scelta per la conversione, poi nel lungo periodo di
riabilitazione, Deunan lo sapeva bene. Lui era un uomo forte,
determinato, temprato dalla
vita, ma chiunque sotto il peso di quel macigno in grado di
schiacciarti senza problemi, si sarebbe lasciato andare alla
disperazione. CHiudere gli occhi e ritrovarsi, in un specchio in una
sterile stanza bianca, con il corpo ricoperto di componenti e pelle
artificiale. Con un sistema di un computer al posto della normale
vista. Con il problema di doversi abituare alla nuova mole, al nuovo
stile di vita e cosa ne conseguiva. Innanzitutto, il giudizio della
gente.
"Non essere triste,
ragazzone! A te basta cosa provo io..."
Lo ripeteva sempre nella sua testa, ogni volta che capitavo cose e
sentiva che
qualcosa turbava il suo cyborg. Lo diceva a se stessa come un mantra,
come se quel semplice pensiero profondo potesse essere captato da lui,
per rassicurarlo e ricordargli che ne gli sguardi della gente ne le
loro parole dovessero turbarlo. Non erano importanti, ma in una certa
parte sapeva che non poteva capire a fondo come dovesse sentirsi.
Poteva solo restare al suo fianco.
Deunan cercò di scaldarsi le mani con il fiato mentre
guidava la
jeap nella desertica ex strada interstatale. Alternativamente, cambiava
mano sul volante per trovare un pò di ristoro dalla morsa
del
gelo serale. I vetri rotti del posto guida erano il peggio che lei
potesse trovare in quel periodo. Ma anche se fossero stati interi, non
aveva un posto dove confortare se stessa e il suo corpo in quel periodo
nero. Aveva messo una copertura di tessuto alla buona dietro, per
coprire cosa trasportavano ma anche quello non era di aiuto
più
di tanto. Il freddo pungente ma non troppo, non era mai stato
così
odiato dalla ragazza. Sospirò, mentre il cielo sanguigno si
incupiva per far posto al velo nero che cercava di intrufolarsi
lottando contro gli ultimi sprazzi di sole. Il brontolio del suo
stomaco le ricordava continuamente che doveva nutrirsi se voleva
restare in piedi per qualche altro giorno. Rallentò di poco,
osservò l´oscurità che scendeva a coprire tutto e
decise
che era inutile continuare a cercare un posto adatto a passare la
notte. Doveva assolutamente fermarsi e prepararsi per dormire.
Accostò verso il ciglio della strada, però poi
continuò per
fermarsi definitivamente dietro a un enorme masso che non nascondeva
l´auto ma la celava almeno in parte. Era il massimo che
riuscì a
trovare dopo sei ore. NOn potendo correre per via della jeap in parte
guasta, non dimenticando il particolare carico nel retro, doveva
accontentarsi. Si
accasciò sullo schienale chiudendo gli occhi, cercando di
rilassarsi prima di scendere. QUando fu pronta, aprì lo
sportello e scese dal mezzo raggelando al venticello fresco che
soffiava in quello spazio ampio e polveroso. Osservò
intorno,
non era nulla di diverso da qualsiasi strada interstatale che avevano
visitato. Polvere, erbacce rinsecchite, massi o piccole zone montuose,
desolazione. Il posto migliore per coltivare afflizione,
dolore, oppressione, angoscia. Bastavano poche ore, dopo giorni di
viaggio in solitaria, per impazzire. Lo pensava seriamente. Sapeva che
non era giunta a quel livello solo perchè anche lei era
forte.
Ma quanto sarebbe durata la sua forte fibra?
"Sembra che dobbiamo accontentarci di questo postaccio, Bri..."
Sospirò, strofinò le mani l´una contro l´altra
per
togliere il gelo sulla pelle e si avviò verso la zona
posteriore
del mezzo, abbassando il pianale. Si avvicinò agli oggetti
conservati in varie scatole e ne scelse una, portandola di fianco la
jeap. Poi tornò su e si avvicinò a un lenzuolo
che
copriva qualcosa di grande. Lo sollevò e rimase a fissare
cosa
l´aveva attratta da lasciarla muta e ferma, stringendo la stoffa fra le
dita. Poi sorrise debolmente e disse a voce bassa e gentile qualcosa
all´oggetto della sua attenzione.
"Adesso preparo la cena e poi a nanna, ragazzone."
La figura di Briareos, immobile e abbandonato con la schiena al metallo
dell´abitacolo che divideva le due parti, iniziava a sparire alla vista
della ragazza man mano che all´orizzonte si spevano gli ultimi vibranti
raggi di sole. Il cyborg stava mimetizzandosi nella notte.
"Ormai è buio...accendo il fuoco e torno. Aspettami qui..."
Il sistema
imperfetto di Briareos non riusciva ad avviarsi di nuovo senza
crashare. Il tormento di Deunan ogni volta che si fermava per riposare,
durante le ore di guida, quando doveva trovare il modo di sopravvivere,
er alegato al fatto che per evitare problemi, lui doveva bloccare tutte
le sue funzioni. Ma sentiva, percepiva, comprendeva le cose. Soltanto,
non poteva muoversi.
Mentre preparava la frugale cena sul pentolino, si accorse di
non
riuscire a celare un nodo alla gola che non le lasciava scampo. Acceso
il fuoco e sistemato il pentolino con il cibo a riscaldare,
restò imbambolata a fissare le lingue di fuoco
danzare
sotto il metallo con il cibo. INiziò a non gestire
più la sua mente, che da sola vagava fra ricordi lontani.
La
storia sita in quei nebulosi ricordi, perchè lei non voleva
farli riemergere ma era come se volessero farlo da soli, si svolgeva
tra le rovine della città di Mize.
All´inizio doveva essere una
cittadina di meno di mille abitanti, che provvedeva da sola al
necessario senza importare nulla da fuori. POi, con le guerre, aveva
visto tra le sue strade e all´interno dei suoi edifici, molte persone
in fuga dalla guerra, in cerca di un posto della speranza ma poi
stranamente l´avevano abbandonata. Al suo arrivo con Briareos, lei
rimase fredda dinnanzi ai rimasugli di vita, abbandonati come si poteva
trovare spazzatura in una discarica. Ma lei sapeva bene che rimanere
impassibili era la miglior tattica per non lasciarsi sopraffare. NOn
doveva lasciarsi catturare da nulla che riportasse alla mente le
personea e tutto quello che si portavano dietro. Ispezionarono con
calma una parte della cittadina, per trovare un posto dove sistemarsi.
Nessuno dei due si aspettava un agguato di nemici di qualunque tipo,
considerando l´aspetto del posto. DA loro esperienza, sapevano che
chiunque, anche se trovavano una città distrutta, facevano
del
loro meglio per renderla idonea alle loro esigenze. Si notava quando
qualcuno sfruttava un luogo. Invece nella parte dove cercavano
qualunque cosa potesse andar bene, vi era solo abbandono da anni.
"Pensi che troveremo qualcuno?"
Deunan camminava lentamente con la pistola in mano controllando gli
edifici, spalleggiata da Briareos che, dietro di lei e armi in pugno,
le copriva le spalle.
L´unica cosa, visto il posto sarebbe un agguato, spuntano
all´improvviso pronti ad infilarci un bastone nel cranio..."
"Quanto sei realista..."
"Anche se sembra quello che crediamo, non posso giurarti di essere
tranquillo. Stai in campana..."
Mentre Deunan stava per
parlare, capitarono davanti una specie di
sbarramento fatto di filo spinato intorcigliato a vecchi e arrugginiti
sbarramenti in acciaio. Si divisero nascondendosi uno a un lato
opposto, dietro di angoli, fissandosi e parlando in codice a gesti.
Qualche minuto di controllo sporgendosi e tutto taceva. Decisero quindi
di andare avanti si riunirono andando verso l´angolo di Deunan,
costeggiando i muri e controllando intorno.Oltrepassarono il filo
spinato e si ritrovarono una sezione delimitata della città,
con
un enorme edificio che faceva da centro ad altri intorno. C´erano sul
tetto e nei muri dell´alto edificio, delle zone aperte con
delle
passerelle che permettevano di passare dal primo piano al pian terreno
degli edifici intorno, lontani da occhi indiscreti.
I muri dell´edificio al centro, bianco sporco con colonne, di forma
davanti tonda, presentava una serie di scritte fatte con spray. QUella
più grande diceva qualcosa non leggibile in parte a causa
delle
intemperie o altro.
´...tutta l´eredità della specie, la
volontà della
seduzione e dell´ agguato, la grazia del inganno, la bonta che cela un
proposito crudele, tutto....´
"Deve essere abitato. Non è come la zona precedente"
bisbigliò al compagno "cosa facciamo..."
"NOn lo so...da un lato vorrei evitare scontri. Possiamo scegliere se
continuare e tentare la fortuna oppure tornare alla jeap e fare un giro
largo..."
"Vuoi scappare lasciando roba che può servirci?"
"Non ho detto scappare...però non è normale
questo posto. Quelle passerelle non sono lì per caso!"
"Allora che..."
Briareos
attaccò l´
aggressore arrivato alle spalle con i
gomiti e lo sbattè sul muro. L´uomo si era calato da sopra
silenzioso, sperando di coglierli di sorpresa. Un altro
arrivò
da dietro da dove erano venuti, finendo come il precedente.
Briareos prese Deunan per il colletto del gilet e la
trascinò
nell´edificio dove erano nascosti, entrando dalla porta. Trovarono
però un tizio nascosto dietro un tavolo rosciato. Il cyborg
gli
lanciò un coltello in una spalla e con una mossa svelta gli
frantumò addosso un pezzo di vetro trovato a terra, portando
l´aggressore a morire di emorragia dalla testa. Cercarono di bloccare
le porte, per trovare un´altra uscita. Il tetto era sgretolato in un
buco che portava al lato superiore, decisero di provare la sorte
issandosi. Prima salì
Deunan, sospinta da Briareos dal basso, poi lei controllò il
piano in attesa del cyborg. Trovarono una finestra che fungeva da
passerella che portava direttamente all´edificio centrale. Briareos la
spinse verso la passerella e le urlò di attraversarla,
nonostante le proteste di lei, cercando di centrare con la pistola
chiunque li seguisse. Sembrava che non usassero armi, il che gli
sembrò strano. In pochi secondi, giunsero al cornicione
dell´edificio bianco ed entrarono nella finestra più vicina.
Ai
due sembrò esattamente quello che avevano immaginato,
guardando
le stanze dal corridoio dove si erano ritrovati.. Un rifugio. Poi, un
rumore per i corridoi.
"Cazzo, saranno
spazzini?"
"Cosa?" chiese
Deunan voltandosi verso di lui, non seguendo il suo discorso.
"Altri spazzini,
così vengono
chiamati coloro che cercano di
raccogliere tutto ciò che si può trovare nelle
zone
abbandonate,credo che questi vivano così. Guarda questo
posto,
è pieno di roba ammucchiata in varie stanze. E poi..."
Briareos e Deunan si divisero
cercando nuova copertura all´arrivo di altri uomini. Briareos estrasse
la pistola e... poi fu tutta una successione di eventi che
Deunan rivedeva
come frammenti di un fllm
rovinato.
Stringendo forte gli occhi, serrandoli, non riusciva a vedere i
frammenti perduti, soltanto quello che accadde dopo.
Il luogo era molto buio
a parte
qualche raggio di sole che
trapassava dall´esterno. Uno di loro si avvicinò lentamente
a
Briareos,
apparendo come una sagoma scura. Era un cyborg, uno di quelli che
avevano visto tempi migliori per manutenzioni e sostituzioni delle
placche di protezione esterne, e sembrava come uno dei capi. Briareos
si alzò e gli sparò, poi mirò ad
un altro ma l´arma si inceppò. Aveva finito i colpi? Non
c´era
tempo
per capirlo. L´altro spazzino, stavolta umano si
fiondò addosso a Briareos permettendo al cyborg di rialzarsi
e
andare verso di lui con un balzo, da cui ne naque una
colluttazione corpo a corpo.
Appena Briareos
riuscì ad
atterrarlo, prima che quello potesse ribaltare la situazione, prese il
terminale di collegamento che teneva riposto al lato della testa e
tirò il filo,
srotolandolo. Inserì con ernome velocità, ma
altrettanta
precisione, l´attacco nell´apposito slot sul cyborg a terra e
tentò una connessione diretta per hackerarlo e
fermarlo.
Era la cosa che faceva sempre quando non voleva eliminare il soggetto,
ma voleva informazioni da lui. Deunan alzò gli occhi al
cielo e
sorrise a qualunque cosa ci fosse là sopra.Tornò
ai
ricordi.Rivide Briareos.
Il cyborg era collegato
con l´altro
ancora inerme a terra. Deunan si avvicinò controllando il
perimentro. Non avevano contato i nemici eliminati, ma sperava di non
averne dimenticato nessuno. Poi udì strani suoni, come
quando un
vecchio computer si connetteva alla linea per entrare in rete ma non
riusciva. Si voltò verso di lui, chiese varie volte cosa non
andasse. Lui però dopo un pò si portò
le mani sulla
testa, vomitando uno strozzato ´cazzo´ e iniziò a tremare.
Neanche il tempo per Deunan di capire e Briareos cadde a peso morto
sulla schiena sul terreno polveroso, dinnanzi l´edificio bianco.
Il tremendo tonfo che il massiccio corpo di Briareos
provocò, sembrò quasi un colpo di cannone a
sentire l´eco
echeggiare per la città deserta.
Corse a perdifiato verso
di lui,
urlò il suo nome con tutta la forza nei polmoni che aveva,
si
buttò sulle ginocchia senza badare al dolore. Nessun
movimento,
sia da lui che dal cyborg che aveva atterrato, nessuna parola, neanche
un dito si mosse. Cercò di scuoterlo, lo prese a schiaffi,
staccò il cavo di collegamento vedendolo riavvolgersi da
solo
all´interno della testa del compagno. Per più di dieci
minuti,
si sforzò di trovare un modo di risvegliarlo. Delle lacrime
scesero sulle guance, gocciolando sul viso del cyborg che
però
non reagì. Si accasciò al suo fianco, gli strinse
il
collo poggiando la fronte a quella di lui, pregando che si ridestasse.