FanFiction Atri - Cartoon Disney | L'unico che voglio di MarySaeba92 | FanFiction Zone

 

  L'unico che voglio

         

 

  

  

  

  

L'unico che voglio   (Letta 77 volte)

di MarySaeba92 

1 capitolo (conclusa) - 0 commenti - 0 seguaci - Vietata ai minori di 16 anni

    

 

Sezione:

FilmAtri - Cartoon Disney

Genere:

Romantico - Fluff - Introspettivo - Erotico

Annotazioni:

Traduzione

Protagonisti:

Bruno Madrigal - Camilo Madrigal - Altri

Coppie:

Bruno Madrigal/Camilo Madrigal (Tipo di coppia «Yaoi»)

 

 

              

  


  

 // 

Camilo, irritato dalle aspettative della sua famiglia sul suo futuro, decide di perseguire una certa pessima idea. La pessima idea si chiama Bruno. (Encanto - BruMilo)


  

L’unico che voglio



 



Questa è una fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli
dell’originale qui sotto.



 



Titolo originale: The one that I want



Link storia originale: https://archiveofourown.org/series/2769418



Link autore: https://archiveofourown.org/users/haemoheretic/pseuds/haemoheretic



 



 



Il lavoro si divide in due parti: la prima è una semplice OS e può essere
letta da sola, senza andare oltre; la seconda in realtà era l’inizio di una long,
ma l’autore non è mai andato oltre il primo capitolo. Ho deciso di tradurlo
ugualmente perché ritengo funzioni bene anche come one shot, per quanto mi
sarebbe piaciuto molto leggere il resto (e mi piacerebbe ancora, ma non essendo
aggiornata da oltre un anno, ho forti dubbi).



 






 1.     
Ci sono cose peggiori



 



Camilo sta ribollendo.



 



Aveva pensato – davvero pensato – che tutti i casini fossero finiti
quando il fidanzamento di Isabela con Mariano era stato annullato. Quando
avevano ricostruito Casita e dato a Mirabel la sua maniglia e tutto il resto.
Ma no, a quanto pare, essendo il nipote maschio più grande della terza
generazione Madrigal (e non si sarebbe soffermato sulla definizione di
‘maschio’), lui aveva delle responsabilità. Non bastava che fosse personalmente
responsabile della custodia dei bambini di un intero villaggio, né che in certi
giorni a malapena ricordasse com’era la propria faccia, no! Avendo compiuto
diciotto anni, apparentemente doveva trovare una ragazza adeguata da sposare.



 



Onestamente, le sue cugine e i suoi fratelli avevano reagito con uguale
irritazione. Così si era conclusa la cena – Isabela che faceva spuntare cactus
da ogni superficie, Mirabel che sparava repliche come proiettili, Dolores e
Luisa in quanto silenziose presenze giudicanti alle loro spalle. Era fuggito in
camera sua, come un codardo, ed è qui che si trova ora, raggomitolato sul
letto, cercando di calmare i propri pensieri furiosi.



 



Ora è sicuro che tutti se ne siano andati. Potrebbe scivolare in cucina e
racimolare qualche avanzo. Magari fare una passeggiata nell’aria fresca della
sera. Sarebbe ragionevole.



 



Dio, Camilo è così stanco di essere ragionevole.



 



Pensano che lui sia il combinaguai della famiglia. Non è un’accusa
ingiusta, ma Camilo ha sempre tenuto a freno i suoi peggiori impulsi, troppo
spaventato di suscitare la rabbia di Abuela e di ferire sua madre. Mirabel aveva,
per un breve periodo, preso la sua corona, ma ora le attenzioni sono tornate su
di lui e gli fa venire voglia di dimostrare che hanno tutti ragione. Prendere
le sembianze di altre persone, rubacchiare qualche porzione di cibo extra –
pensano che quello sia sbagliato? Cosa potrebbe fare davvero, se ci
riflettesse?



 



Potresti scappare, suggerisce la sua mente. Quando Bruno lo ha fatto, si
sono incazzati.



 



Ci riflette. Riflette su Bruno, che aveva rinunciato a tutto per la
famiglia e trascorso un decennio in isolamento. L’impressione che Camilo aveva
di Bruno era stata inizialmente influenzata dalle descrizioni dei suoi
genitori, ma una volta tornato, aveva imparato ad apprezzare la compagnia
dell’uomo: non un malvagio agente del caos, ma un goffo appassionato di teatro.



 



Riflette sulla risatina nervosa di Bruno quando Camilo esagera un po’, la
sincerità con cui diventa il partner di Camilo quando gli chiede di esercitarsi
su un ruolo, il modo in cui i suoi occhi si illuminano quando Camilo vuole
ascoltare l’ultimo copione che ha scritto.



 



Riflette sulla cotta che ha saldamente tenuto rinchiusa nei recessi più
profondi della sua mente durante gli ultimi tre anni.



 



Riflette, infine, sugli sguardi che Bruno gli lancia quando pensa che
Camilo non se ne accorga.



 



Camilo è in piedi ancora prima di rendersi conto di cosa sta facendo. Le
piastrelle di Casita si muovono sotto i suoi piedi come se conoscesse la sua
intenzione, poi è alla porta di Bruno e non si preoccupa nemmeno di bussare.



 



Bruno è sdraiato su una poltrona a leggere; chiude di scatto il libro
quando vede il suo visitatore.



 



“Camilo” dice, alzandosi goffamente, “io, uh...stai bene?”



 



“Sì” dice Camilo, “sto benissimo, zio”



 



“Oh” Bruno distoglie lo sguardo, poi torna su di lui, “bene. Ero
preoccupato”



 



“Perché?” Camilo inizia a colmare la distanza tra loro.



 



“Beh, non sembravi stare bene. Prima” lo sguardo di Bruno è ovunque
tranne che sul viso di Camilo, “il che è comprensibile, io, uh, non avevo
apprezzato affatto quando era successo a me”



 



Camilo esita. “...ti aveva detto la stessa cosa? Abuela, intendo”



 



Bruno fa una smorfia e annuisce. “Dopo che Julieta e Pepa si sono
sposate, sai, era tutto un ‘quando Bruno si sposerà’, ‘quando Bruno avrà
figli’, cose del genere” dice con una risatina, “ma io non l’ho...mai fatto.
Poi c’è stata Mirabel e...immagino che ora sia ricaduto tutto su di te”
sospira, “mi dispiace, nipote”



 



“Perché non l’hai fatto?”



 



Bruno strabuzza gli occhi.



 



“Perché non ho...?” si muove a disagio, “beh, uhm...non c’era...una
ragazza...con cui volevo stare. In quel senso”



 



“È lo stesso per me” dice piano Camilo e Bruno lo guarda con occhi
spalancati.



 



“Oh” dice gentilmente, “oh, mi dispiace”



 



Allunga la mano e afferra quella di Camilo in quello che probabilmente
dovrebbe essere un gesto di affetto familiare, ma un brivido percorre
ugualmente la schiena di Camilo.



 



Bruno aggrotta la fronte e annuisce, più a se stesso che a Bruno.
“Io...starò dalla tua parte. Lo prometto. Dovresti poter stare con la persona
che ami”



 



“Anche se è qualcuno che non dovrei volere?” Camilo gira la mano,
intreccia le dita con quelle di Bruno, preme i loro palmi.



 



Un’ombra passa sul volto di Bruno. “Non so cosa intendi” dice, e per uno
che ama recitare, Bruno è un pessimo bugiardo. Camilo passa il pollice sul
dorso di Bruno e si avvicina, facendogli urtare le gambe contro la poltrona.



 



“Io penso di sì” dice, portando la mano di Bruno alle labbra.



 



“Camilo” dice Bruno con tono di avvertimento, ricadendo sulla poltrona
mentre Camilo si spinge più in avanti. “Io non...”



 



“Sì, invece” sibila Camilo. La sua lingua lambisce il pollice di Bruno.



 



“Tua madre mi ucciderà” tenta Bruno, gli occhi guizzano impazziti.



 



“Ti spaventa un po’ di pioggia?”



 



“Mi spaventa molto di più”



 



Camilo lascia la mano di Bruno e prende il suo viso con entrambe le sue.
“Guardami negli occhi e dimmi che non mi vuoi, me ne andrò”



A questa vicinanza, può vedere le minuscole macchioline color smeraldo
negli occhi castani di Bruno. Lentamente, le mani di Bruno si posano sui suoi
fianchi e Camilo si lascia guidare sulle sue gambe.



 



“Okay” dice Bruno, le dita scorrono lungo la spina dorsale di Camilo,
fermandosi sulla parte bassa della schiena, “okay”



 



“Sì?” Camilo si sposta, appoggia la fronte contro quella di Bruno, si
rende conto con gioia selvaggia che sono a pochi centimetri dal baciarsi.
Afferra i capelli di Bruno e tira, strappando all’uomo un gemito che gli
incendia il sangue.



 



“Sì” ansima Bruno, “okay”, poi Camilo sente le mani di Bruno sul suo
collo e viene trascinato in un bacio. La barba ispida di Bruno raschia la sua
pelle, ma tutto ciò a cui Camilo riesce a pensare sono i suoni che provengono
dalla gola di Bruno, il modo in cui i suoi denti graffiano le sue labbra, la
mano che preme Camilo più contro di lui. Camilo morde e viene ricompensato da
Bruno che lo attira ancora di più finché i loro petti sono incollati.



 



“I vestiti” dice sulla bocca di Bruno. In qualche modo riescono a
sbarazzarsi della parte superiore. Bruno interrompe il bacio e Camilo se ne
lamenterebbe, ma poi sente una lingua contro il capezzolo e improvvisamente non
pensa a niente.



 



Per un po’ Camilo lascia che Bruno tracci una scia sul suo petto, usando
la sua caratteristica concentrazione. Poi si muove e la sua coscia preme contro
quella che è inequivocabilmente l’erezione di Bruno. Affonda le unghie nella
sua schiena e Camilo si muove ancora solo per sentire Bruno rabbrividire sotto
di lui.



 



“Pensi che dovremmo spostarci a letto?” soffia. Quando Bruno lo guarda,
lo fa con un misto di incredulità e speranza.



 



“Milo” dice e Camilo lo bacia di nuovo, afferrandogli le mani per tirarlo
in piedi. Non si aspetta che Bruno lo trascini per la stanza, ma gli piace,
Bruno lo spinge sul materasso e sale su di lui. Quando esita, con il viso
contorto dall’incertezza, Camilo ribalta le posizioni e abbassa i fianchi,
rendendo chiare le sue intenzioni.



 



“Secondo cassetto” mormora Bruno all’orecchio. Camilo impiega un momento
per capire cosa intende. Nonostante la precedente sicurezza, il rossore si
diffonde sulle sue guance mentre armeggia nel comodino di Bruno. Il secondo
cassetto contiene solo una bottiglietta di una sostanza che Camilo non
riconosce, ma può intuirne lo scopo.



 



Forse percependo la sua titubanza, Bruno passa le dita tra i suoi
capelli, accarezzandogli delicatamente la guancia. “Non siamo costretti” dici,
“se dici basta, ci fermiamo, senza altre domande”



 



“Zitto” borbotta Camilo, baciando il palmo di Bruno, “solo che non ho...”



 



Sente Bruno trattenere l’istinto di scusarsi, dalla tensione del suo
corpo. “...posso mostrarti” dice invece.



 



“Okay” dice Camilo, a malapena in grado di respirare. Poi, “Aspetta” e
rimuove la cintura di Bruno. Con qualche difficoltà, si tolgono i vestiti
rimanenti.



 



“Tutto bene?” chiede Bruno, quando sono pelle contro pelle. Camilo
annuisce contro il suo collo, poi sente Bruno stappare la bottiglietta. Gemiti
silenziosi riempiono l’aria; Camilo continua a baciare lungo la mascella di
Bruno, osando faticosamente pensare a cosa stanno facendo le sue mani, a come
apparirebbe Bruno se Camilo si azzardasse a guardarlo.



 



Le dita di Bruno, (sono) unte (quando toccano Camilo), si chiudono
intorno al sesso di Camilo. Un gemito gli parte dalla gola e istintivamente si
rannicchia, le mani si aggrappano inutilmente alla schiena di Bruno.



 



“Ci penso io” mormora Bruno, una mano si muove su e giù, l’altra si appoggia
dietro. “Dio, Milo, sei incredibile”



 



“Anche tu” ansima Camilo. Si mette a sedere, inginocchiandosi tra le
cosce di Bruno. C’è ancora un accenno di esitazione sul volto di Bruno, anche
se è lì steso e pronto per Camilo.



 



Basta, pensa Camilo, e si sposta per premere contro l’ingresso di Bruno.
Le cosce di Bruno intrappolano i suoi fianchi come se fossero fatte per questo,
ed è l’incoraggiamento di cui Camilo ha bisogno per proseguire. Anche con il
lubrificante, c’è un po’ di resistenza e per un avventato momento pensa che non
ce la farà...



 



Poi scivola dentro, Bruno grida e Camilo impazzisce. Spinge in avanti
bruscamente, troppo, ma Bruno lo attira più vicino e geme, “Ti prego, Milo” e
Camilo non è dell’umore per discutere.



 



Appoggia la fronte contro il petto di Bruno, una mano ghermisce la sua
coscia. Si tira indietro, poi sbatte i fianchi in avanti, si delizia dell’urlo
di Bruno. Trova un ritmo, Bruno gli va incontro, incoraggiandolo ad andare più
a fondo, più forte, una litania che esce dalle sue labbra mentre Camilo lo
possiede sul materasso. Bruno gli afferra i capelli, il sedere, ovunque riesca
ad arrivare; baci sulle labbra sul collo e sul petto, gli morde la spalla
mentre i suoi muscoli iniziano a contrarsi irrefrenabilmente.



 



“Amore mio, amore mio” dice, tenendo Camilo contro di sé, il calore è
troppo e Camilo si riversa in lui, spingendo più profondamente e rudemente che
può finché tutta la sua energia non si esaurisce. Mentre si accascia sul petto
di Bruno, sente un movimento contro di lui, il fiotto caldo dell’orgasmo di
Bruno giunge poco dopo.



 



Bruno preme un bacio sulla testa di Camilo. Camilo lo cerca maldestramente
e cattura le sue labbra in un vero bacio, tenendo una mano sulla sua nuca.



 



“Stai bene?” chiede Bruno.



 



“E tu?” replica Camilo con un sopracciglio alzato.



 



Bruno sbuffa e distoglie lo sguardo. “Sai cosa intendo” sembra
stranamente vulnerabile, pensa Camilo.



 



“Sto bene” dice, avvolgendosi intorno al dito un ricciolo sciolto di
Bruno, “alla grande, direi”



 



Bruno gli lancia uno sguardo di sincera incredulità, così Camilo inizia a
baciargli il collo finché non lo sente ridacchiare.



 



“Lo stiamo davvero facendo” dice Bruno. Non è proprio una domanda, ma
Camilo annuisce.



 



“Ti sta bene?” chiede. Bruno gli arruffa i capelli e quando i loro occhi
si incontrano Camilo è colto di sorpresa dal nudo affetto che vi legge.



 



“Piccolo, finché stai bene tu, sto bene io” la sua espressione cambia,
“ma se non è così, allora ti prego di non preoccuparti per me...”



 



Camilo lo interrompe con un bacio. “Smettila di preoccuparti”



 



“Mh. Spiacente, non posso” Bruno gli strofina il naso, “sono esattamente il
tipo di persona che si preoccupa”



 



“Ugh” bofonchia Camilo e Bruno ride, allentando un po’ la tensione. Non è
molto diverso da come parlano normalmente, tranne il fatto che sono entrambi
nudi.



 



Bruno inspira e Camilo preme un dito contro le sue labbra. “Se intendi
chiedere una qualsiasi cosa che riguarda ciò che è fuori da questa stanza, puoi
aspettare fino a domani?”



 



“Ah” dice Bruno, poi, “sì, suppongo di sì”



 



“Bene” Camilo sbadiglia. Sa che dovrebbe andare a farsi una doccia, da
all’improvviso l’idea di spostarsi è insostenibile. Bruno scorre delicatamente
con le dita tra i suoi riccioli, è caldo e solido sotto Camilo, e in questo
momento è tutto ciò che conta.



 



Rannicchiati l’uno contro l’altro, i due cadono in un sonno tranquillo.



 



 



2. Potremmo farcela



 



Il pensiero balza nella mente di Camilo quando sente il materasso
affondare. Bruno scivola sotto le coperte, accarezza delicatamente la sua
guancia con la mano callosa.



 



“Resti stanotte?” chiede, come se Camilo non avesse detto di sì le ultime
cinquanta volte che glielo ha proposto (più di cinquanta, pensa Camilo, poi si
ferma, non ha voglia di occuparsi della matematica).



 



Camilo lo guarda, osserva il nudo affetto nei suoi occhi castani,
l’emozione indifesa che non mostra a nessun altro.



 



Il pensiero gli torna di nuovo in mente e questa volta lo lascia
pronunciare ad alta voce.



 



“Ti amo”



 



Bruno batte le pelpebre. “Cosa?”



 



“Cosa?” ripete Camilo, immediatamente rannicchiandosi su se stesso.
“Cavoli. Niente. Buonanotte” fa per girarsi e sente Bruno agitarsi; si lascia
trattenere dalle membra ancora troppo magre dell’uomo.



 



“Tu” inizia Bruno, e se Camilo aveva pensato che ci fosse affetto nel suo
sguardo prima, non è niente rispetto a come Bruno lo sta guardando ora. Fa
quasi male essere amati così tanto e così apertamente. “Dici davvero?” riesce
finalmente a dire.



 



Ci sono mille modi in cui Camilo potrebbe gestire la situazione, un
migliaio di battute scaltre che lo porterebbero saldamente nel regno del sesso occasionale
e delle cattive idee. Ma Camilo si sta ancora riprendendo dal post coito e
Bruno lo guarda come se fosse il mondo intero, quindi sceglie di dire “Sì” ed è
sincero.



 



Dal movimento delle labbra di Bruno capisce che vorrebbe chiedere di più,
per punzecchiare e ottenere l’esatta definizione di amore in questo contesto,
ma l’uomo si limite a premere la fronte contro la sua e dice: “Anch’io”



 



Passa allora un lungo silenzio. Non imbarazzante, ma pieno del peso di
una verità rimasta taciuta.



 



Prima di addormentarsi, Camilo si sorprende a pensare che vorrebbe che
fosse così facile. Che Bruno fosse solo un amante – anche più anziano, e maschio
– che Camilo potrebbe presentare alla sua famiglia. Bacia lo spazio tra le
sopracciglia di Bruno, dove sono incise le deboli linee di mille cipigli e
pensa, ‘Una rosa con un altro nome...’



 



.



 



Bang. Bang. Bang.



 



Camilo si sveglia, incerto.



 



Bangbangbangbang.



 



Si guarda intorno, cercando di mettere in ordine il suo cervello stordito
dal sonno e giunge a una serie di conclusioni.



 



Punto primo: è ancora nella stanza di Bruno. Il braccio di Bruno è
appoggiato pigramente sul suo fianco, e apparentemente è beatamente
inconsapevole del trambusto.



 



Punto secondo: la luce che filtra dalle persiane è della tinta lavanda
sfumata dell’alba. È presto, molto più presto di quanto Camilo si alzi di
solito quando rimane nella stanza di Bruno.



 



Punto terzo: qualcuno sta bussando con molta forza e insistenza alla
porta di Bruno.



 



Con tutto questo in mente, Camilo stringe i denti, prende le sembianze di
Bruno in pigiama, getta una coperta sull’uomo addormentato e arranca verso la
porta.



 



“Zio Bruno!” esclama Luisa appena lo vede. È vestita per la sua corsetta
mattutina e il suo labbro inferiore trema. Non un buon segno.



 



“Luisa” dice in quella che spera sia un’approssimazione disinvolta del
tono di Bruno. Le mattine non sono il suo forte. “Che succede?”



 



Si rende conto che lei cerca di guardare oltre all’interno della stanza e
si sposta di conseguenza, tentando di proteggere dalla sua vista il grumo sotto
la coperta.



 



“Camilo è con te?”



 



Camilo/Bruno la fissa con aria assente. “Cosa?”



 



È impossibile che Luisa, tra tutti, abbia capito. Giusto? Nemmeno Dolores
ha...



 



Poi segue il suo sguardo fino alla porta appena aperta e il suo cuore
crolla sul pavimento.



 



Quella che era la semplice illustrazione di Bruno che usava i suoi
poteri, adesso mostra inequivocabilmente lui e Bruno fianco a fianco, con le
mani intrecciate.



 



“Oh” dice debolmente. Si sporge a guardare in fondo al corridoio e sì,
c’è un inconfondibile vuoto nel punto in cui dovrebbe esserci la sua stanza.
“Oh merda”



 



“Aspetta” dice Luisa, la fronte corrugata in concentrazione, “tu...e
Camilo...?”



 



“Okay, prima di tutto” bofonchia, perché se deve affrontare tutto questo,
tanto vale farlo correttamente, e torna nelle sue sembianze.



 



“Oh, giusto” Luisa fa una pausa, poi riprende il filo dei pensieri, “tu e
zio Bruno...?”



 



Non ha senso negarlo ormai, quindi Camilo prende coraggio e dice: “Sì”



 



Sembra strano. Solo una parola e tutto che ha tenuto nascosto con tanta
difficoltà è allo scoperto. Aspetta e osserva Luisa, che riflette per un lungo momento.
Alla fine, qualcosa sembra scattare dietro il suo sguardo. “Ooohh”



 



Normalmente Camilo risponderebbe più elegantemente, ma è privo di
caffeina, di cibo e la casa ha deciso di rivelare il suo segreto a tutta la
famiglia, quindi suppone che Luisa lo perdonerà quando dice: “Che cazzo
significa, ooohh?”



 



“Voglio dire” fa lei, ancora accigliata, “ha senso, sai?”



 



“Davvero?” chiede Camilo, che comincia a pensare che questa situazione
non ne abbia affatto, di senso, e pur essendo l’amante di suo zio da diversi
mesi.



 



“Mh” è la risposta di Luisa. Annuisce. “Sì. Credo di sì. Insomma, è
strano, ma...” alza le spalle.



 



Camilo si prende un momento per elaborare. Di tutti i possibili esiti
della loro relazione rivelata alla famiglia, questo non era previsto. “Non
sei...disgustata?” chiede, cauto.



 



Un’altra pausa riflessiva. “Non credo” dice, “insomma, Casita pensa che
vada bene, no?” bussa alla porta incriminata, poi la guarda di nuovo. C’è
un’espressione tenera sul suo viso.



 



Sono carini, ammette Camilo osservando l’immagine. A differenza della
porta precedente, Bruno è ora raffigurato con un piccolo sorriso. Il pensiero
gli viene di nuovo in mente, si posizione da qualche parte sotto la cassa
toracica. ‘Lo amo’.



 



Un’ampia e calda mano si posa sulla sua spalla. “I secondogeniti devono
restare uniti” dice Luisa con un sorriso fiducioso. Un’immagine inizia a
dipingersi nella mente di Camilo, vaga e confusa.



 



“In questo caso” dice, “potresti farmi un favore?”



 



.



 



“Lo sapevo!”



 



Camilo si acciglia mentre Mirabel si piega in due, contorta in una risata
isterica. Non si è fermata dal momento in cui ha posato gli occhi sulla (loro?)
porta di Bruno; è un miracolo che non abbia svegliato tutti. Bruno, ormai
perfettamente sveglio, la osserva dal letto con aria minacciosa.



 



“Non è così divertente” borbotta.



 



Mirabel tira su col naso e si asciuga una lacrima. “No, no, hai ragione”



 



“Invece che produrre degli eredi come bravi figli maschi, avete deciso di
fare sesso tra voi” dice Isabela da un angolo, “è divertente”



 



“Isa” interviene Luisa, frustrata, “dovresti essere di aiuto”



 



“Sì, esatto” dice Mirabel prima che Isabela possa ribattere. Camilo non
sa bene cos’abbia detto Luisa per coinvolgere le sue sorelle, ma sembra che
stiano accogliendo la rivelazione con calma. Lancia un’occhiata di traverso a
Mirabel, che gli lancia qualcosa di simile a un sorriso confortante prima di
battere le mani. “Okay. Aiutami, Isa. Sette membri della famiglia stanno ancora
dormendo”



 



Isabela muove il polso e una vite con sette rose dai colori vivaci si
snoda intorno a Mirabel. lei coglie la prima, color arancio, e la solleva.
“Antonio. Ha otto anni, andrà bene”



 



Camilo sussulta leggermente. “Credi?” se c’è qualcuno che non vuole
assolutamente ferire, è il suo fratellino.



 



“Sono stata in camera con lui per cinque anni” afferma lei, “lo prometto”



 



“Va bene. Poi?”



 



“Dolores” dice Mirabel, tenendo un fiore pallido.



 



“Probabilmente lo sa già” concede Camilo.



 



“Come, davvero?” Bruno si sposta sul bordo del letto, accanto a Camilo,
“ma...siamo stati così attenti...”



 



“È Dolores”



 



Le tre ragazze annuiscono consapevolmente alla dichiarazione di Camilo.



 



Toc toc toc.



 



“Ed eccoci qui” dice sottovoce mentre Mirabel si alza ad aprire la porta.



 



Dolores, con i capelli raccolti sotto un foulard, si avvicina ad
abbracciare Camilo. Alle sue spalle giunge un Antonio assonnato, alcuni topi
confusi ed eccitati sbirciano dai suoi riccioli.



 



“I topi dicono che ti sposi, fratellone” dice, sbattendo le palpebre.
Mirabel lo prende in braccio e scaccia i roditori, che si affrettano a
sistemarsi sul cuscino di bruno. “Posso portare l’anel...” si interrompe
sbadigliando e il cuore di Camilo si stringe.



 



“Certamente, Tonito” dice, allungandosi a dargli un buffetto sul naso,
“non ti escluderemo”



 



“Evvai” dice Antonio, riaddormentandosi subito sul petto di Mirabel.



 



“Non voleva che lo riportassi a letto” spiega Dolores, un braccio intorno
a Camilo. Poi: “Sapevo che c’era qualcosa tra voi due”



 



“È quello che ho detto io!” sussurra Mirabel.



 



“La state prendendo molto bene” osserva Bruno. Camilo sente una mano
sfiorargli la gamba, chiedendo e offrendo allo stesso tempo conforto. Stringe
le dita intorno a quelle di Bruno e cerca di ignorare la bile che gli sale in
gola.



 



“Fuori due” dice, guardando attentamente le rose di Isabela, “ne mancano
ancora cinque”



 



“Giusto” Mirabel considera le opzioni, quindi solleva delicatamente una
rosa verde acqua. “Papà. Lui è la chiave”



 



“Come?” domanda Camilo. Accanto a lui, Bruno emette un suono pensieroso.



 



“Se si convince Agustin, lui convincerà Julieta e Felix. E con Felix...”
si interrompe. “Potrebbe funzionare”



 



“Rimane ancora Abuela”



 



Bruno sbuffa. “Non preoccupatevi per lei” attirando cinque paia di occhi
increduli, aggiunge: “Mi sono già allontanato una volta. Cosa può fare,
cacciarmi di nuovo?”



 



Nonostante sia abbastanza sicuro che Bruno stia bluffando, Camilo gli
stringe la mano e ride. “Va bene, Abuela è un problema di Bruno. Cosa facciamo
noi?”



 



Mirabel, Dolores e Luisa iniziano un’accesa discussione sui dettagli di
una bella colazione portata a letto, quindi Camilo si prende un momento per
inclinarsi verso la spalla di Bruno e mormorare: “Stai bene?”



 



“Uh, no” risponde Bruno, “neanche un po’. Tu?”



 



“Me la cavo”



 



“Beh, meglio di me”



 



Camilo fa scorrere il pollice sul dorso di Bruno. Dice “Resta con me”, in
tono sia di comando che di supplica.



 



“Sempre” risponde Bruno. Camilo sente la forza tornare nella sua voce.
“Sempre, vita mia”



 



“Patetici” dice Isabela, lanciando su entrambi una pioggia di petali.



 



.



 



Viene presa la decisione: le ragazze penseranno al padre e Dolores
riporta Antonio a letto, lasciando Camilo e Bruno soli in quella che ora è la
loro stanza. Guardandosi intorno, Camilo individua i punti in cui Casita ha
incorporato la sua stanza a quella di Bruno. Ci sono specchi a figura intera
accanto all’armadio, una bacheca di schizzi e fotografie che rappresentano i
suoi ultimi obiettivi per praticare le sue trasformazioni, camaleonti
intrecciati a clessidre negli arazzi appesi ad ogni parete.



 



Bruno appoggia il mento sulla spalla di Camilo, con le braccia gli
avvolge il petto.



 



“Mi piace” dice piano.



 



“Sì?”



“Beh, voglio dire...”



 



Camilo lo zittisce con un bacio. “Penso” inizia, “che sia la prima volta
che dici che ti piace qualcosa senza che sia io a dirlo per primo”



 



“Ah” Bruno arrossisce e strascica i piedi, ed è la cosa più adorabile che
Camilo abbia mai visto. “Forse”



 



“Mi piace” lo scimmiotta Camilo. Passa le mani sulle braccia di bruno e
lo sente rilassarsi.



 



“È solo che non voglio metterti pressioni” mormora Bruno contro la sua
spalla. Un dito traccia un percorso dal suo collo fino alla parte bassa della
schiena.



 



“Sei messo così male, eh?”



 



Lo dice con leggerezza, ma gli occhi di Bruno sono scuri quando alza lo
sguardo. “Sì”



 



Un brivido corre lungo la schiena di Camilo, e se non stessero aspettando
gli altri, spingerebbe Bruno di nuovo sul letto. Ma si accontenta di un bacio
profondo, le dita strette tra i suoi capelli.



 



“Anche io”.

 

     


                     





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