FanFiction Cyborg 009 | Uomo e macchina di meg9 | FanFiction Zone

 

  Uomo e macchina

         

 

  

  

  

  

Uomo e macchina   (Letta 654 volte)

di meg9 

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Sezione:

Anime e MangaCyborg 009

Genere:

Fantascienza - Introspettivo - Angst

Annotazioni:

Traduzione

Protagonisti:

Albert-004

Coppie:

Non indicate

 

 

              

  


  

 Uomo e macchina 

Traduzione da mariko_azrael. Più lunga del suo solito e decisamente bella, per la "Saga delle stranezze meccaniche".


  

Originale: Man and Machine

Sto perdendo la testa.
Deve essere così, perché è l’unica spiegazione per quel che mi è successo da quando sono arrivato in questo vecchio castello tetro: essere quasi ucciso da una macchina con la mia stessa faccia, essere gettato di schianto attraverso i muri da detta macchina con la mia faccia e farmi sgridare con arroganza da qualcuno (o qualcosa) che somigliava in modo inquietante al dottor Gilmore, ma non poteva assolutamente essere lui.
Mi aveva ingannato all’inizio. Aveva la stessa statura e la stessa corporatura del dottore, perfino la sua voce, ma il dottor Gilmore non mi ha mai parlato con voce così fredda e distaccata, mai, nemmeno quando lui era lo scienziato e io ero l’esperimento.
Non so perché ho cercato di discutere con… qualunque cosa fosse. Se ne stava là, a spiegarmi con molta pazienza che aveva costruito quella mostruosità per convincermi che ero un’arma con un disperato bisogno di miglioramenti. Continuava ad insistere che per me era tempo di accettarlo e smetterla di aggrapparmi ai resti illusori della mia umanità. Ora capisco che era fiato sprecato, ma quell’idea mi ha fatto talmente arrabbiare che ho ribattuto insistendo che ero ancora umano.
E poi… è sparito. Scomparso nelle profondità buie del Castello Massel, lasciandomi solo tra i detriti. Mi piacerebbe pensare che la mia testardaggine l’abbia finalmente spinto ad andarsene, ma dubito che fosse quello il motivo.
Quando “Gilmore” incombeva su di me, dicendomi che non ero altro che una macchina, ero così furioso a quell’idea che era facile per me pensare altrimenti. Quando gli ho detto che ero ancora umano, l’ho fatto senza alcun dubbio in mente. Ma ora, senza nessuno qui a mantenermi abbastanza arrabbiato per distrarmi, tutte queste mie parti metalliche stanno diventando difficili da ignorare.
«Sono ancora umano», mormoro fra me, soprattutto per sentirlo dire di nuovo. Sento la mia voce riecheggiare tra le mura.
Puoi continuare a raccontartelo, ma questo non ti restituirà la tua mano. O le gambe, o la spalla, o tutte le altre parti del tuo corpo sostituite con qualche dannata arma.
È tanto più facile quando sono con gli altri. Abbiamo tutti passato le stesse cose, quindi, malgrado le nostre diverse storie, riusciamo a capirci. Abbiamo lavorato insieme per fuggire dai Fantasmi Neri, e alla fine siamo anche diventati amici. Abbiamo combattuto, litigato e riso insieme, e ora siamo tanto vicini che a volte riescono quasi a farmi dimenticare che il mio corpo è ora per lo più di metallo.
Vorrei che fossero qui ora.
Ma per quanta voglia abbia di continuare a commiserarmi, temo di non averne proprio il tempo adesso. Non mi serve l’udito potenziato di 003 per sapere che quel robot mi sta ancora cercando, e preferirei davvero non essere qui quando finalmente ci arriverà. Devo… alzarmi…
Non ci riesco.
Alzati, mi dico, sforzandomi di sollevarmi sulle mani e sulle ginocchia.
Ancora non ci riesco.
Alzati, bastardo indolente! Ti farai uccidere! Ma tutto quel che riesco a fare ora è giacere qui, incapace perfino di strisciare via.
Tutto quel che può fare una macchina quand’è rotta è starsene lì, in attesa di essere distrutta.
Le mie parti biologiche mi stanno implorando di fermarmi, e le mie parti meccaniche sono pericolosamente vicine a spegnersi del tutto. Ma non importa. Mi muovo di nuovo.
Un uomo, se vuole, può rimettersi in piedi.
Zoppico, vado avanti solo per forza di volontà, e non sono del tutto sicuro di perché o come stia accadendo tutto questo, ma so che ne uscirò vivo. Me ne andrò di qui, e rivedrò i miei amici. Anche se parte di me si chiede da dove sia venuto il pensiero che finalmente mi ha rimesso in piedi.
Immagino che a volte una persona possa sorprenderci.

 

     


                     





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