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  Appleseed pre- Alpha - Un altro inizio

         

 

  

  

  

  

Appleseed pre- Alpha - Un altro inizio   (Letta 1007 volte)

di Deia 

3 capitoli (conclusa) - 0 commenti - 0 seguaci - Vietata ai minori di 14 anni

    

 

Sezione:

Anime e MangaAppleseed

Genere:

Fantascienza - Azione - Altro

Annotazioni:

What If

Protagonisti:

Deunan - briareos - Altri

Coppie:

Deunan/briareos (Tipo di coppia «Generic»)

 

 

              

  


  

 Crash 

"I due combattono per difenderla, ma questo non vuol dire che sono completamente a proprio agio con quello che stanno difendendo.


  

Fic del 2014

"I due combattono per difenderla, ma questo non vuol dire che sono

completamente a proprio agio con quello che stanno difendendo."


Un uomo (o quasi) e una donna, guadagnandosi da vivere in un dopoguerra,

affrontano un mondo distrutto e in ginocchio che ha visto la struttura

del potere ridisegnata diverse volte e ora è senza dubbio agli

sgoccioli. Quattro guerre mondiali sono trapelate cancellando gruppi di

organizzazioni, l´ultimo Nuovo Ordine è costituito da un governo

mondiale istituito nella città-Stato futuristica di Olympus, una delle

poche metropoli sulla Terra ancora relativamente civilizzati e (molto)

tecnologicamente avanzati. Un viaggio che inizia nel modo peggiore....



 22 ° secolo.


Deunan Knute e Briareos

Ecatonchiri, due ex membri della polizia squadra SWAT di Los Angeles,

prima del grande viaggio


alla ricerca della propria vita e del loro paradiso, vvevano con il

padre di lei in una base militare e successivamente al sicuro in un

luogo segreto. E poi, la fuga per trovare la loro vita.





 
I primi

mesi di Deunan e Briareos  dopo la nuova vita che avevano

deciso

di intraprendere, appena il cyborg uscì definitivamente dal

centro riabilitazione, furono parecchio difficili.


Anni prima,una guerra mondiale e nessuno aveva vinto, i
governi

avevano destabilizzato le città e ogni apparato di controllo

oltre la civiltà per come era conosciuta erano caduti in

rovina. 
La

città di Olympus era la città invisibile di

leggenda e di sogni, da cercare per essere il ´faro´ nel buio.


La Terra aveva sofferto la terza guerra mondiale prima e successive

ancora più disastrose, le

città erano distrutte, decimata la popolazione

drasticamente. La

gente

nella loro forma originale erano rari in tutto mondo, la maggior parte

eranoo arricchiti da impianti cibernetici e per questo odiati dagli

´umani interi´ perchè non visti come uomini. 
Deunan

Knute e Briareos lavorano come mercenari, sognando una vita

migliore, quel ´faro´.


La città di

New York era stata loro indicata come meta importante da visitare. Per

il loro sogno, il loro desiderio, l´oggetto del loro cercare. La loro

speranza.





 
I

due

combattevano per difenderla, ma questo non vuol dire che erano

completamente a proprio agio con quello che stavano difendendo e come.






I cyborg erano classificati come ex umani che

ancora mantenevano un corpo umano parziale (aumentato con macchinari

nelle capacità e funzioni) o

almeno un cervello umano e sistema nervoso. Erano esseri

consapevoli che possedevano, in sostanza, una personalità

umana

nonostante il corpo artificiale. E di questo ne era convinta anche

Deunan, sopratutto verso il suo compagno Briareos. Odiava con tutta se

stessa ogni individuo che, scrutando con aria schifata, etichettava

l´uomo al suo fianco con termini dispregiativi senza troppi

complimenti, a

voce alta. Sapeva bene che, nonostante la capacità di lui di

nascondere il malumore, celava una tristezza che non meritava di

provare. No, non era tristezza. Era qualcosa che lei non voleva

considerare, ma le faceva male nel profondo il disagio e il tormento

che lui provava ma non voleva esternare. NOn era colpa sua, non voleva

perdere il suo corpo, non voleva perdere parte di se, non era

 accaduto nulla per sua volontà. Eppure, la gente

non

riusciva a comprenderlo. Quanto lui aveva sofferto, sotto i suoi occhi,

nel periodo della scelta per la conversione, poi nel lungo periodo di

riabilitazione, Deunan lo sapeva bene. Lui era un uomo forte,

determinato, temprato dalla

vita, ma chiunque sotto il peso di quel macigno in grado di

schiacciarti senza problemi, si sarebbe lasciato andare alla

disperazione. CHiudere gli occhi e ritrovarsi, in un specchio in una

sterile stanza bianca, con il corpo ricoperto di componenti e pelle

artificiale. Con un sistema di un computer al posto della normale

vista. Con il problema di doversi abituare alla nuova mole, al nuovo

stile di vita e cosa ne conseguiva. Innanzitutto, il giudizio della

gente.





"Non essere triste,

ragazzone! A te basta cosa provo io..."








Lo ripeteva sempre nella sua testa, ogni volta che capitavo cose e

sentiva che

qualcosa turbava il suo cyborg. Lo diceva a se stessa come un mantra,

come se quel semplice pensiero profondo potesse essere captato da lui,

per rassicurarlo e ricordargli che ne gli sguardi della gente ne le

loro parole dovessero turbarlo. Non erano importanti, ma in una certa

parte sapeva che non poteva capire a fondo come dovesse sentirsi.

Poteva solo restare al suo fianco.





Deunan cercò di scaldarsi le mani con il fiato mentre

guidava la

jeap nella desertica ex strada interstatale. Alternativamente, cambiava

mano sul volante per trovare un pò di ristoro dalla morsa

del

gelo serale. I vetri rotti del posto guida erano il peggio che lei

potesse trovare in quel periodo. Ma anche se fossero stati interi, non

aveva un posto dove confortare se stessa e il suo corpo in quel periodo

nero. Aveva messo una copertura di tessuto alla buona dietro, per

coprire cosa trasportavano ma anche quello non era di aiuto

più

di tanto.  Il freddo pungente ma non troppo, non era mai stato

così

odiato dalla ragazza. Sospirò, mentre il cielo sanguigno si

incupiva per far posto al velo nero che cercava di intrufolarsi

lottando contro gli ultimi sprazzi di sole. Il brontolio del suo

stomaco le ricordava continuamente che doveva nutrirsi se voleva

restare in piedi per qualche altro giorno. Rallentò di poco,

osservò l´oscurità che scendeva a coprire tutto e

decise

che era inutile continuare a cercare un posto adatto a passare la

notte. Doveva assolutamente fermarsi e prepararsi per dormire.

Accostò verso il ciglio della strada, però poi

continuò per

fermarsi definitivamente dietro a un enorme masso che non nascondeva

l´auto ma la celava almeno in parte. Era il massimo che

riuscì a

trovare dopo sei ore. NOn potendo correre per via della jeap in parte

guasta, non dimenticando il particolare carico nel retro, doveva

accontentarsi. Si

accasciò sullo schienale chiudendo gli occhi, cercando di

rilassarsi prima di scendere. QUando fu pronta, aprì lo

sportello e scese dal mezzo raggelando al venticello fresco che

soffiava in quello spazio ampio e polveroso. Osservò

intorno,

non era nulla di diverso da qualsiasi strada interstatale che avevano

visitato. Polvere, erbacce rinsecchite, massi o piccole zone montuose,

desolazione. Il posto migliore per coltivare
afflizione,

dolore, oppressione, angoscia. Bastavano poche ore, dopo giorni di

viaggio in solitaria, per impazzire. Lo pensava seriamente. Sapeva che

non era giunta a quel livello solo perchè anche lei era

forte.

Ma quanto sarebbe durata la sua forte fibra?





"Sembra che dobbiamo accontentarci di questo postaccio, Bri..."





Sospirò, strofinò le mani l´una contro l´altra

per

togliere il gelo sulla pelle e si avviò verso la zona

posteriore

del mezzo, abbassando il pianale. Si avvicinò agli oggetti

conservati in varie scatole e ne scelse una, portandola di fianco la

jeap. Poi tornò su e si avvicinò a un lenzuolo

che

copriva qualcosa di grande. Lo sollevò e rimase a fissare

cosa

l´aveva attratta da lasciarla muta e ferma, stringendo la stoffa fra le

dita. Poi sorrise debolmente e disse a voce bassa e gentile qualcosa

all´oggetto della sua attenzione.





"Adesso preparo la cena e poi a nanna, ragazzone."





La figura di Briareos, immobile e abbandonato con la schiena al metallo

dell´abitacolo che divideva le due parti, iniziava a sparire alla vista

della ragazza man mano che all´orizzonte si spevano gli ultimi vibranti

raggi di sole. Il cyborg stava mimetizzandosi nella notte.





"Ormai è buio...accendo il fuoco e torno. Aspettami qui..."





Il sistema

imperfetto di Briareos non riusciva ad avviarsi di nuovo senza

crashare. Il tormento di Deunan ogni volta che si fermava per riposare,

durante le ore di guida, quando doveva trovare il modo di sopravvivere,

er alegato al fatto che per evitare problemi, lui doveva bloccare tutte

le sue funzioni. Ma sentiva, percepiva, comprendeva le cose. Soltanto,

non poteva muoversi.





 Mentre preparava la frugale cena sul pentolino, si accorse di

non

riuscire a celare un nodo alla gola che non le lasciava scampo. Acceso

il fuoco e sistemato il pentolino con il cibo a riscaldare,

 restò imbambolata a fissare le lingue di fuoco

danzare

sotto il metallo con il cibo.  INiziò a non gestire

più la sua mente, che da sola vagava fra ricordi lontani.





La 

storia sita in quei nebulosi ricordi, perchè lei non voleva

farli riemergere ma era come se volessero farlo da soli, si svolgeva

tra le rovine della città di Mize.





All´inizio doveva essere una

cittadina di meno di mille abitanti, che provvedeva da sola al

necessario senza importare nulla da fuori. POi, con le guerre, aveva

visto tra le sue strade e all´interno dei suoi edifici, molte persone

in fuga dalla guerra, in cerca di un posto della speranza ma poi

stranamente l´avevano abbandonata. Al suo arrivo con Briareos, lei

rimase fredda dinnanzi ai rimasugli di vita, abbandonati come si poteva

trovare spazzatura in una discarica. Ma lei sapeva bene che rimanere

impassibili era la miglior tattica per non lasciarsi sopraffare. NOn

doveva lasciarsi catturare da nulla che riportasse alla mente le

personea e tutto quello che si portavano dietro. Ispezionarono con

calma una parte della cittadina, per trovare un posto dove sistemarsi.








Nessuno dei due si aspettava un agguato di nemici di qualunque tipo,

considerando l´aspetto del posto. DA loro esperienza, sapevano che

chiunque, anche se trovavano una città distrutta, facevano

del

loro meglio per renderla idonea alle loro esigenze. Si notava quando

qualcuno sfruttava un luogo. Invece nella parte dove cercavano

qualunque cosa potesse andar bene, vi era solo abbandono da anni.








"Pensi che troveremo qualcuno?"








Deunan camminava lentamente con la pistola in mano controllando gli

edifici, spalleggiata da Briareos che, dietro di lei e armi in pugno,

le copriva le spalle.








L´unica cosa, visto il posto sarebbe un agguato, spuntano

all´improvviso pronti ad infilarci un bastone nel cranio..."








"Quanto sei realista..."








"Anche se sembra quello che crediamo, non posso giurarti di essere

tranquillo. Stai in campana..."






Mentre Deunan stava per

parlare, capitarono davanti una specie di

sbarramento fatto di filo spinato intorcigliato a vecchi e arrugginiti

sbarramenti in acciaio. Si divisero nascondendosi uno a un lato

opposto, dietro di angoli, fissandosi e parlando in codice a gesti.

Qualche minuto di controllo sporgendosi e tutto taceva. Decisero quindi

di andare avanti si riunirono andando verso l´angolo di Deunan,

costeggiando i muri e controllando intorno.Oltrepassarono il filo

spinato e si ritrovarono una sezione delimitata della città,

con

un enorme edificio che faceva da centro ad altri intorno. C´erano sul

tetto e nei muri dell´alto edificio,  delle zone aperte con

delle

passerelle che permettevano di passare dal primo piano al pian terreno

degli edifici intorno, lontani da occhi indiscreti.








I muri dell´edificio al centro, bianco sporco con colonne, di forma

davanti tonda, presentava una serie di scritte fatte con spray. QUella

più grande diceva qualcosa non leggibile in parte a causa

delle

intemperie o altro.








 ´...tutta l´eredità della specie, la

volontà della

seduzione e dell´ agguato, la grazia del inganno, la bonta che cela un

proposito crudele, tutto....´








"Deve essere abitato. Non è come la zona precedente"

bisbigliò al compagno "cosa facciamo..."








"NOn lo so...da un lato vorrei evitare scontri. Possiamo scegliere se

continuare e tentare la fortuna oppure tornare alla jeap e fare un giro

largo..."








"Vuoi scappare lasciando roba che può servirci?"








"Non ho detto scappare...però non è normale

questo posto. Quelle passerelle non sono lì per caso!"








"Allora che..."






 Briareos

attaccò l´

aggressore arrivato alle spalle con i

gomiti e lo sbattè sul muro. L´uomo si era calato da sopra

silenzioso, sperando di coglierli di sorpresa. Un altro

arrivò

da dietro da dove erano venuti, finendo come il precedente. 

Briareos prese Deunan per il colletto del gilet e la

trascinò

nell´edificio dove erano nascosti, entrando dalla porta. Trovarono

però un tizio nascosto dietro un tavolo rosciato. Il cyborg

gli

lanciò un coltello in una spalla e con una mossa svelta gli

frantumò addosso un pezzo di vetro trovato a terra, portando

l´aggressore a morire di emorragia dalla testa. Cercarono di bloccare

le porte, per trovare un´altra uscita. Il tetto era sgretolato in un

buco che portava al lato superiore, decisero di provare la sorte

issandosi. Prima salì

Deunan, sospinta da Briareos dal basso, poi lei controllò il

piano in attesa del cyborg. Trovarono una finestra che fungeva da

passerella che portava direttamente all´edificio centrale. Briareos la

spinse verso la passerella e le urlò di attraversarla,

nonostante le proteste di lei, cercando di centrare con la pistola

chiunque li seguisse. Sembrava che non usassero armi, il che gli

sembrò strano. In pochi secondi, giunsero al cornicione

dell´edificio bianco ed entrarono nella finestra più vicina.

Ai

due sembrò esattamente quello che avevano immaginato,

guardando

le stanze dal corridoio dove si erano ritrovati.. Un rifugio. Poi, un

rumore per i corridoi.






"Cazzo, saranno

spazzini?"






"Cosa?"  chiese

Deunan voltandosi verso di lui, non seguendo il suo discorso
.





"Altri spazzini,

così vengono

chiamati coloro che cercano di

raccogliere tutto ciò che si può trovare nelle

zone

abbandonate,credo che questi vivano così. Guarda questo

posto,

è pieno di roba ammucchiata in varie stanze. E poi..."





Briareos e Deunan si divisero

cercando nuova copertura all´arrivo di altri uomini. Briareos estrasse

la pistola e...
poi fu tutta una successione di eventi che

Deunan rivedeva

come frammenti di un fllm

rovinato.


 



Stringendo forte gli occhi, serrandoli, non riusciva a vedere i

frammenti perduti, soltanto quello che accadde dopo.





Il luogo era molto buio

a parte

qualche raggio di sole che

trapassava dall´esterno. Uno di loro si avvicinò lentamente

a

Briareos,

apparendo come una sagoma scura. Era un cyborg, uno di quelli che

avevano visto tempi migliori per manutenzioni e sostituzioni delle

placche di protezione esterne, e sembrava come uno dei capi. Briareos

si alzò e gli sparò, poi mirò ad

un altro ma l´arma si inceppò. Aveva finito i colpi? Non

c´era

tempo

per capirlo. L´altro spazzino, stavolta umano  si

fiondò addosso a Briareos permettendo al cyborg di rialzarsi

e

andare verso di lui con un balzo, da cui ne naque una

colluttazione corpo a corpo.






Appena Briareos

riuscì ad

atterrarlo, prima che quello potesse ribaltare la situazione, prese il

terminale di collegamento che teneva riposto al lato della testa e

tirò il filo,

srotolandolo. Inserì con ernome velocità, ma

altrettanta

precisione, l´attacco nell´apposito slot sul cyborg a terra e

tentò una connessione diretta per hackerarlo e

fermarlo. 






Era la cosa che faceva sempre quando non voleva eliminare il soggetto,

ma voleva informazioni da lui. Deunan alzò gli occhi al

cielo e

sorrise a qualunque cosa ci fosse là sopra.Tornò

ai

ricordi.Rivide Briareos.





Il cyborg era collegato

con l´altro

ancora inerme a terra. Deunan si avvicinò controllando il

perimentro. Non avevano contato i nemici eliminati, ma sperava di non

averne dimenticato nessuno. Poi udì strani suoni, come

quando un

vecchio computer si connetteva alla linea per entrare in rete ma non

riusciva. Si voltò verso di lui, chiese varie volte cosa non

andasse. Lui però dopo un pò si portò

le mani sulla

testa, vomitando uno strozzato ´cazzo´ e iniziò a tremare.

Neanche il tempo per Deunan di capire e Briareos cadde a peso morto

sulla schiena sul terreno polveroso, dinnanzi l´edificio bianco.

 Il tremendo tonfo che il massiccio corpo di Briareos

provocò, sembrò quasi un colpo di cannone a

sentire l´eco

echeggiare per la città deserta.






Corse a perdifiato verso

di lui,

urlò il suo nome con tutta la forza nei polmoni che aveva,

si

buttò sulle ginocchia senza badare al dolore. Nessun

movimento,

sia da lui che dal cyborg che aveva atterrato, nessuna parola, neanche

un dito si mosse. Cercò di scuoterlo, lo prese a schiaffi,

staccò il cavo di collegamento vedendolo riavvolgersi da

solo

all´interno della testa del compagno. Per più di dieci

minuti,

si sforzò di trovare un modo di risvegliarlo. Delle lacrime

scesero sulle guance, gocciolando sul viso del cyborg che

però

non reagì. Si accasciò al suo fianco, gli strinse

il

collo poggiando la fronte a quella di lui, pregando che si ridestasse.

 

     


                     





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