FanFiction Drammatico | Myosotis di M_J_Red | FanFiction Zone

 

  Myosotis

         

 

  

  

  

  

Myosotis   (Letta 1215 volte)

di M_J_Red 

3 capitoli (in corso) - 0 commenti - 0 seguaci - Vietata ai minori di 16 anni

    

 

Sezione:

Storie originaliDrammatico

Genere:

Drammatico - Romantico - Introspettivo - Angst - Dark

Annotazioni:

Bad Ending

Protagonisti:

Non indicati

Coppie:

Non indicate

 

 

                

  


  

 Capitolo 2 

 


  

La mattina del sabato, nel cortile della scuola, c'era aria di funerale. Sembrava come se fosse diventato un cimitero, e gli studenti parevano più dei morti viventi che comuni persone. Sulla strada che percorreva ogni mattina per recarsi a lezione l'atmosfera era la solita, che la giornata fosse bella o brutta non cambiava, la città era movimentata come ogni giorno; una volta varcato il cancello, però, calava addosso una sensazione spiacevole, viscosa, come una nebbia invisibile. Tutti si comportavano esattamente alla stessa maniera degli altri giorni, ma non si poteva negare che quell'atmosfera appiccicosa ti assaliva, aggrediva senza che te ne rendessi conto, lasciandoti scosso, con un brivido che si arrampicava su per la schiena. Sguardi furtivi, chiacchiere a bassa voce, soglia dell'attenzione altissima: bastava anche solo lo scricchiolare di una foglia e tutti si giravano a vedere cosa stesse succedendo, guardinghi, per poi rilassarsi e tornare a fare ciò che stavano facendo, fino al rumore seguente.

Saki non le venne incontro come gli altri giorni. La aspettava sotto un albero, seduta sulla panchina a leggere un libro, e quando la vide accanto a sè le sorrise. Sembrava la solita, eppure contemporaneamente pareva come ghiacciata, rigida, in tensione. Esattamente come tutti gli altri.

"Buongiorno" salutò Mimi, sedendosi accanto a lei e posando la cartella per terra appoggiata alla panchina "Che succede oggi?"

Lei sembrò cadere dalle nuvole "In che senso?"

"Non so... C'è un'atmosfera strana. Tu non la senti?"

"Ma no!" Saki rise, sembrava davvero divertita da quell'affermazione. Però, da un lato, era anche consapevole che quello che le stesse dicendo Mimi fosse la verità, ma era come se mentisse a sè stessa. Tutti in quel cortile mentivano senza ammetterlo, fingendo che la giornata fosse una delle tante, troppe. "Sarà una tua impressione"

Mimi si sentiva quasi soffocare. Perchè tutti si ostinavano a fingere che andasse tutto bene? Cosa li turbava, cosa lì rendeva così sospettosi, quasi preoccupati? Doveva essere successo qualcosa, qualcosa di cui tutti erano al corrente, e per quello si sentiva un'estranea. Anche qualche ragazzo del primo anno pareva confuso, ma non come lei, come se fossero già stati messi in guardia riguardo un imminente episodio spiacevole. Per quanto non fosse convinta, di certo non avrebbe ottenuto nulla da nessuno in quella situazione, pensò quindi di rimandare le domande, cercando di placare la sua curiosità: se tutti erano così, di certo entro poco tempo sarebbe successo qualcosa, e avrebbe capito da sola."Andiamo in classe?"

Le labbra di Saki ebbero un fremito, solo per un istante. Poi, quasi per nasconderlo, la ragazza sorrise cordialmente "Certo!"

Percorsero come ogni altra volta i corridoi insieme, separandosi quando l'una doveva salire ai piani superiori mentre l'altra no. Mimi la salutò alzando la mano, Saki ricambiò, amichevole, ma rigida. Il sorriso della giovane si spense quando voltò l'angolo, salendo un gradino dopo l'altro più velocemente del solito, come se volesse lasciarsi alle spalle quella sensazione gelida di distanza, quel viscido presentimento di menzogna. Si sedette al suo posto, poggiando la cartella sul banco, lanciando un lungo sospiro. Si girò a guardare fuori dalla finestra ma l'unica cosa che riusciva a intravedere da dove era seduta lei erano i palazzi, le finestre, a stento scorgeva il cielo. Era immersa nei suoi pensieri e nella curiosità crescente, ma non così tanto da rendersi conto che attorno a sè d'improvviso l'atmosfera s'era fatta tesa, quasi come se si potesse tagliare. Si mise sull'attenti, girandosi nella direzione opposta a quella verso cui tutti avevano voltato lo sguardo, e all'inizio non capì.

L'uomo sull'uscio della porta sembrava molto più maturo di tutti loro, ma di certo non dava l'impressione di essere un professore. Non portava con sè una cartella, la camicia che indossava era sgualcita e mezza fuori dai pantaloni; inoltre l'espressione sul suo volto cupo, beh... Non era delle più amichevoli o cordiali, anzi. Per un attimo vi fu il gelo, mentre lo sconosciuto avanzava nel silenzio dell'aula, incurante di tutto ciò che lo circondava, per poi abbandonarsi con un gesto stanco sulla sedia, proprio nel posto accanto a quello di Mimi. La ragazza non riusciva in alcun modo a smettere di fissarlo, deglutendo preoccupata in modo rumoroso, al punto che quello, sentendosi osservato, si girò e le concesse uno sguardo arcigno, incattivito.

"Che hai da guardare?" la sua voce sembrava quasi un ringhio, al punto che Mimi spostò subito la sua attenzione verso il quaderno che aveva aperto sul banco, sudando freddo.

Non aveva mai visto quel ragazzo in tutta la settimana. Come aveva potuto non notarlo? Era un armadio, un fascio di muscoli, un omone gigantesco. Era un suo compagno? Perchè non si era presentato gli altri giorni? Nè le era sembrato che mancasse qualcuno durante l'appello. Aveva lunghi capelli scuri, un'espressione incattivita e gli occhi che sembravano due pozze di petrolio, per quanto poco era riuscita a intravederli durante quel fugace sguardo. Incuteva un incredibile timore, come fosse circondato da un'aura misteriosa, tetra, pericolosa.

In classe entrò il professore, tutti gli studenti si sedettero. Nessuno disse nulla, come se non fosse successo assolutamente niente di importante, avevano continuato a parlare tra di loro fino all'arrivo del docente, per poi dirigersi ai propri posti. Mimi notò con sorpresa che neanche uno di loro si era voltato ad osservare il soggetto decisamente invadente che si era unito al gruppo, quasi come se fosse trasparente, difficile a dirla tutta considerando la sua stazza.

Il professore fece l'appello. Tutto sembrava continuare come ogni altro giorno, scorrere tranquillamente, fin quando vi fu finalmente la risposta ad uno dei dubbi della ragazza:

"Kage Tetsuo Yasu"

Mimi sobbalzò. Per una settimana quel nome era stato completamente saltato, omesso dalla lista, non era mai esistito. Ora, improvvisamente, si era aggiunto, e non si trattava di un nuovo acquisto o di uno studente trasferito. Mimi ebbe come la bruttissima impressione che tutti lo conoscessero, ma facessero finta di essere all'oscuro della sua presenza. Come un vetro. O un fantasma.

Quello fece una specie di grugnito non appena sentì il suo nome. Non aprì bocca, ma al professore sembrò bastare, perchè passò oltre e continuò con l'appello, fino alla fine per poi cominciare la lezione della giornata.

Fu difficile prendere appunti per lei. Rimase a fissarlo sempre più curiosa, una curiosità che le metteva inquietudine. Non che ci fosse molto da studiare o osservare, comunque: il ragazzo che doveva chiamarsi Kage dormì sul suo banco per tutto il tempo, con i suoi lunghi capelli scuri a coprirgli il viso come una tenda. Ogni tanto lo si sentiva russare, ma nessuno ebbe il coraggio di aprire bocca, preferivano continuare nella loro farsa, galleggiare nella menzogna. Solo Mimi sembrava affogare dato che nessuno l'aveva messa in guardia, nessuno le aveva insegnato a nuotare. Era stata gettata nell'acqua alta senza alcun appiglio.

L'ora di pranzo arrivò a passo di lumaca. Tutti si allontanarono dall'aula, mentre il misterioso figuro si attardava un po', in modo da rimanere in qualche modo solo. Mimi passò oltre lanciandosi un fugace sguardo alle spalle per osservarlo intimorita, prima di fuggire giù per le scale, raggiungere Saki che già la aspettava.

"Tutto bene?" le chiese quando la vide arrivare, osservando preoccupata il suo sguardo spaesato. Probabilmente la sua amica doveva aver intuito qualcosa al riguardo, lei che aveva saputo sin dal primo giorno.

Mimi scosse la testa come per scacciare i pensieri negativi, quindi le sorrise "Non ti preoccupare. Ho una fame!" fece, incamminandosi con lei verso il cortile interno della scuola. Sembrò tutto procedere come al solito, Saki ritrovò la sua loquacità e lei stava tranquillamente ad ascoltarla mentre passeggiavano alla ricerca di un posto.

Si erano attardate più del solito, per questo motivo non trovarono alcuna panchina libera, e sfortunatamente quel giorno nessuna delle due portava con sè una tovaglia. Sospirarono, ormai rassegnate a dover mangiare all'interno della struttura, quando una sorta di movimento attirò per qualche istante la loro attenzione.

Neanche a farlo apposta, il colosso sembrava essersi mosso dalla classe e ora era ai piedi di un albero, accanto ad altri studenti che sedevano in gruppo. Le due ragazze fissarono la scena con curiosità e un po' di paura, Mimi vide la sua amica cercare qualcosa nella sua borsa, un gesto furtivo, rimanendo concentrata su ciò che accadeva davanti ai loro occhi. Il gruppetto prese le sue cose e immediatamente si dileguò; Mimi li riconobbe, erano del primo anno e fuggivano quasi in preda al panico, mentre invece l'omaccione si sedeva decisamente soddisfatto al loro posto, godendosi l'ombra dell'albero. Le salì il sangue al cervello.

Abbandonò la cartella a terra ai piedi della sua amica completamente sconvolta dal quel gesto improvviso, per poi dirigersi con passo spedito su per la piccola collinetta erbacea dove sorgeva l'albero in questione, avvicinandosi al colosso che si riposava in tutta tranquillità.

"Ehi! Ma ti pare modo!" sgridò, con il sangue che le ribolliva nelle vene al punto da imporporire il suo viso "Stavano pranzando tranquillamente e li hai fatti spostare!"

L'uomo inizialmente non rispose a quella voce, ma quando si rese conto che si era rivolta a lui aprì prima un occhio, poi l'altro e la guardò in cagnesco, con un'espressione che sembrava dire: 'ancora tu?!'. Sbuffò, si alzò in piedi sovrastandola incredibilmente, e le si avvicinò. Ad ogni passo di quell'energumero la convinzione di Mimi fuggiva via a gambe levate, abbandonandola lì un po' tremante un po' rabbiosa, come un cagnolino di fronte ad un molosso. Lui si fermò ad una distanza accettabile, scrutandola con sospetto, scocciato, pareva come godersi quel momento di potere e superiorità. Piegò leggermente il busto verso di lei, guardandola dritta negli occhi, per poi schiudere le labbra e scandire per bene le sillabe.

"Sparisci"

Mimi sentì di nuovo la rabbia montarle addosso, scacciando la paura e stava per ribattere con ancora più aggressività quando si sentì strattonare all'indietro, d'improvviso e con una forza tale che ci mancò poco che inciampasse sui suoi talloni. Saki la tirò via per un braccio, allontanandosi in fretta da quel luogo con l'amica che si dimenava e che le rendeva difficile ogni passo.

Quando furono ormai lontane Mimi si rese conto di essere incredibilmente al centro dell'attenzione e un po' si placò, imbarazzata. Prese un lungo respiro, mentre Saki le porgeva la cartella che aveva portato con sè.

"Non farlo mai più" la ammonì, scura in volto. Era così seria che non sembrava più lei, come se fosse una questione di vita o di morte.

"Che intendi?" chiese l'altra, confusa.

Saki scosse la testa "Non interagire più con lui. E' un avvertimento, per il tuo bene"

Mimi continuava a non capire. Cosa sarebbe potuto succedere di così grave? Non la spaventavano insulti insulsi e senza fondamento da uno con troppi muscoli e sicuramente poco cervello, aveva la lingua abbastanza lunga e sapeva difendersi all'occorrenza da qualsiasi accusa verbale. Fece un lungo sospiro e abbandonò il suo intento solo perchè non voleva capitare di nuovo al centro dell'attenzione, e decisero di incamminarsi dentro la scuola.

Purtroppo non ebbero il tempo di trovare un posto comodo dove sedersi che l'ora del pranzo finì e dovettero salutarsi con la pancia vuota; Mimi si scusò una decina di volte con la sua amica per l'inconveniente, lei ridacchiò e le disse di non preoccuparsi, che non era affatto offesa, e la salutò entrando nella sua classe. L'altra filò via, salendo le scale e tornando al suo posto, tra un sospiro e l'altro e un borbottio alla pancia. Quando il professore entrò in classe e cominciò la lezione, rimase decisamente infastidita dalla mancanza del suo compagno scontroso e menefreghista, mentre il docente tirò di nascosto un sospiro di sollievo, tornando a respirare normalmente. La giornata continuò tranquillamente come al solito, al punto che quasi quasi Mimi aveva iniziato a dimenticare il perchè di quel fastidio, tornando sorridente come sua abitudine. Alla fine delle lezioni non era il suo turno di pulire, perciò mise tutto nella cartella e, salutando i compagni, scese le scale per incamminarsi verso il treno. O almeno, questo sarebbe dovuto essere il suo piano.

Per le scale incrociò dei ragazzi che correvano giù di gran fretta, borbottando con tono preoccupato qualcosa che non lei non riuscì a capire. Forse qualcuno si era sentito male? La confusione iniziale divenne curiosità e li seguì affrettando il passo; già dai corridoi poteva vedere la folla accalcata che arrivava fin fuori dal cortile dell'ingresso. Era piccina per cui scivolava bene in mezzo alle persone, si fece largo spintonando qui e lì finchè non arrivò in prima fila, prendendosi un attimo per riprendere fiato. Attorno a lei il silenzio più cupo che avesse mai sentito,come se si trovassero al cimitero, e davanti ai loro occhi... Beh, una scena che non si sarebbe mai aspettata.

Un teppista di strada, abbastanza massiccio, con la cresta variopinta, era penetrato nella scuola e fronteggiava nientedimeno che il suo indisponente compagno di classe, incredibilmente seccato da tutto quello che stava succedendo. Ora che capiva ciò che stava per succedere, l'atmosfera pesante la sciacchiò sotto il suo peso e avrebbe voluto tornare indietro, ma ormai era bloccata lì, in prima fila, e avrebbe visto tutto con una perfetta visuale che in realtà non desiderava avere. Lo sconosciuto caricò il suo avversario, cercandò di colpirlo in qualche punto debole in tutti i modi che poteva: calci, pugni, testate, ginocchiate, gomitate. Nessuno andava a segno, tutti venivano schivati, ma l'agonia non durò a lungo; dopo pochi secondi di difensiva, l'uomo partì all'attacco. Caricò un pugno e con violenza inaudità lo schiantò sulla bocca dello stomaco del teppista, non lasciandogli il fiato neanche per urlare, per poi subito dopo scaraventarlo via. Un secondo pugno infatti lo colpì in faccia, spaccandogli la mascella e lo zigomo, proiettandolo diversi metri più in là. La folla ebbe un sussulto di sorpresa, terrorizzata, mentre Mimi si copriva il volto terrorizzata, non voleva vedere cosa sarebbe successo da quel momento in poi. L'espressione dell'uomo non sembrava più umana, ma assomigliava molto più a quella di un demone, soprattutto quando rincorse la sua preda e cominciò a infierire su di lei, massacrandola di colpi uno dietro l'altro, sfigurandolo completamente fino a renderlo praticamente irriconoscibile.

C'era paura. Paura che l'avrebbe ucciso continuando in quel modo. Quanti colpi poteva sopportare un corpo umano prima di arrendersi del tutto? Non era una domanda a cui volevano trovare risposta, ma l'unica cosa che potevano fare era osservare passivamente ciò che accadeva davanti ai loro occhi, le orecchie piene delle urla del poveretto e dei ringhi del suo aguzzino ad ogni colpo caricato.

Fu quasi un miracolo quello che accadde poco dopo.

"KAGE!"

L'ennesimo pugno dell'uomo si bloccò a mezz'aria. Con rabbia si voltò, ben sapendo chi l'avesse bloccato, e tutti poterono vedere chiaramente nei suoi occhi la furia, mentre il demone poteva osservare con una precisione incredibile il disgusto sul volto di tutti quanti. Tutti tranne una, che si copriva gli occhi con le mani e sembrava stesse per scoppiare a piangere.

E poi lui.

La folla si fece da parte per lasciarlo passare, i suoi passi risuonavano come bombe nel silenzio del cortile. Il suo sorriso serafico nascondeva la stessa espressione che avevano tutti gli altri, nei suoi occhi il disappunto più totale. "Sei tornato oggi e già ti sei fatto notare, i miei complimenti" ridacchiò, prendendolo chiaramente in giro. La tensione si sciolse, qualcuno azzardò una risata corta, mentre il ragazzo al centro del piazzale si guardava attorno per godere e apprezzare l'appoggio degli altri studenti.

"Hebi..." sibilò l'uomo, il pugno ancora stretto che tremava per l'ira trattenuta. Sembrava che si stesse per scagliare contro di lui da un momento all'altro, ma chissà come qualcosa lo manteneva fermo.

Il ragazzo aveva i capelli più chiari di quelli di tutti gli altri colleghi, al punto da spiccare in mezzo a quei colori scuri. Anche la sua corporatura era più massiccia, doveva tenersi bene in allenamento a giudicare dal fisico "Ti conviene girare a largo, ho già chiamato l'ambulanza. La scuola è finita"

L'altro strizzò gli occhi, infastidito. Sembrava un leone a cui avevano appena strappato la preda da sotto i denti, e non poteva più cibarsene. Fece un ringhio basso, si rialzò dal corpo contuso del malcapitato e, dopo un ultimo sguardo rabbioso, si allontanò velocemente da lì.

Subito dopo, il tempo di vederlo scomparire da sotto i loro occhi, alcuni studenti con una cassetta del pronto soccorso si lanciarono sul povero disgraziato e iniziarono a prestare le prime cure. Gli altri cominciarono a parlare tra di loro, sconvolti ma non quanto si potrebbe essere normalmente, come se fossero abituati a quella routine.

Mimi aveva gli occhi lucidi e dovette guardare altrove, mordendosi un labbro per non scoppiare a piangere lì in mezzo a tutti. Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e inizialmente sobbalzò impaurita, per poi alzare lo sguardo e incrociare gli occhi scuri del ragazzo biondo di nome Hebi.

"Scusa" le sorrise "Non volevo spaventarti. Tu sei Hoshino, vero? La ragazza che si è trasferita quest'anno"

Lei annuì, tremante.

"Immagino sarai molto confusa, e me ne dolgo. Se vorrai seguirmi ti spiegherò tutto" cercò di rassicurarla.

Il suo tono era caldo e morbido, la faceva quasi sentire al sicuro, ma qualcosa nella sua voce le fece capire comunque di rimanere all'erta. Annuì di nuovo e seguì i suoi passi fin dentro la scuola, nuovamente, salendo tutte le rampe di scale fino all'ultimo piano, attraversando i corridoi per poi arrivare ad un'aula nascosta, che non aveva targhetta a segnalarla. Doveva essere una di quelle classi adibite a scopo di club scolastico, o qualcosa del genere.

Non vi fu neanche il bisogno di bussare perchè Hebi aprì con sicurezza la porta, facendosi poi da parte per fare entrare la ragazza che lo seguiva "Prego" la fece accomodare. Al contrario di quanto si sarebbe aspettata, l'aula era spoglia, c'erano diversi attrezzi da palestra, una cavallina, dei materassi, e poi sedie rotte, ma al centro della stanza troneggiava un grosso banco, l'unico dall'aspetto un po' presentabile. Poggiato sopra di esso vi era un pc abbastanza nuovo, per niente impolverato, attaccato ad una presa di corrente nascosta chissà dove dietro gli scarti sistemati alla rinfusa nella stanza. Hebi le diede una sedia dove sedersi e lei eseguì, mentre il ragazzo si avvicinava al portatile e lo apriva.

Nel frattempo che la piccola macchina si metteva in funzione, quello si sedette sul banco e rimase a fissarla con un sorriso, le mani giunte e abbandonate sulle gambe "Allora... Ti starai chiedendo il perchè di tutto quel trambusto, vero?"

Mimi annuì, ancora impaurita "Sì. Non è stata una bella scena" ammise a mezza voce "Verrà espulso, vero?"

Il sorriso sul viso di Hebi si smorzò nel giro di mezzo secondo, il suo sguardo si spostò verso lo schermo del portatile che finalmente si accendeva. Compose la password e lo sfondo a tinta unita comparve davanti ai loro occhi "Vorrei davvero che fosse così facile"

"Come? In che senso?" esclamò lei, incredula, sbarrando gli occhi. Le veniva il disgusto al solo pensare che un'azione del genere potesse rimanere impunita, per lo più considerando che nutriva una certa antipatia per il suo compagno di classe.

"Ti verrà spiegato tutto a breve." rispose l'altro, chinandosi sul pc per prendere il mouse e far scorrere la freccia fino ad aprire l'unica icona che troneggiava in alto a sinistra sul desktop.

Sullo schermo comparve una finestra di caricamento, una scritta in giallo recitava: Net linK. Mimi sentiva che doveva esserci molto più di quanto avesse compreso, e per qualche minuto stette zitta e buona; in fin dei conti non aveva cuore di disturbare quel ragazzo che si era mostrato così gentile nei suoi confronti e che la stava aiutando a capire. Il programma che si aprì era quasi un forum, le finestre delle nuove chat sembravano impazzire per le risposte. Doveva esserci in corso una discussione veramente animata a giudicare dalla velocità con cui venivano scambiate le informazioni.

"Questo è un programma creato appositamente per noi studenti. Sei stata trasferita da poco, per questo non ne hai mai sentito parlare"

La ragazza scosse la testa "Nessuno mi aveva avvertito al riguardo. Potrebbe essermi utile nel caso debba chiedere appunti, oppure..."

"No, no!" Hebi rise, quasi divertito dalla piega che stava prendendo quella discussione "Lo utilizziamo solo per tenere sotto controllo... lui"

Mimi si zittì. Sicuramente stava parlando del suo violento compagno di classe ma, per quanto la cosa avesse una logica, si stupì "In che senso?"

"Ci teniamo aggiornati sui suoi spostamenti all'interno della scuola, su ciò che combina, tenendolo sotto controllo. In caso di aggressioni, sappiamo arginare il problema" non fu Hebi a parlare stavolta, la voce proveniva dal computer. Si aprì automaticamente una finestra di chat vocale sopra il programma della scuola, dovevano essere in chiamata "Aspettavo un tuo aggiornamento, Hebi. Rapido come sempre."

"Sempre al tuo servizio" la voce del ragazzo si ammorbidì e i suoi occhi si addolcirono, mentre guardava lo schermo come se stesse parlando direttamente con la persona al di là del computer "Ho portato qui la ragazza che si è trasferita per aggiornarla sulla situazione. Nessuno gliel'aveva ancora detto"

"In realtà non sapevo neppure della sua esistenza" mormorò Mimi, ripensando alla sua sorpresa di quella mattina. Poi si rese conto di parlare con qualcuno che non aveva mai conosciuto, e subito cercò di rimediare alla brutta figura "Comunque, il mio nome è Mimi Hoshino, molto piacere... Ehm..."

La voce sembrava compiaciuta dopo aver ascoltato il discorso iniziale della ragazza, al punto che si notò benissimo quando parlò di nuovo "Chiamami Net. Sono la preside dell'associazione studentesca che si occupa di confinare e isolare gli elementi pericolosi per la scuola"

"Net" ripetè Mimi, confusa, cercando di essere più corretta possibile con la pronuncia "Perchè non vi limitate a espellerlo? Ha massacrato di botte un estraneo e da come parlate si capisce che non è la prima volta!"

"Non la prima e neanche l'ultima" sospirò Hebi "E ce ne sono state talmente tante che abbiamo perso il conto. Questi problemi vanno avanti da tre lunghissimi anni"

"Tre anni!?" sbottò Mimi, esterrefatta "Ma...!"

Net fu risoluta "Te lo spiegherò con una sola parola, Hoshino: terrore. Nessuno ha il coraggio di andargli contro, nessun professore e neanche il preside avrebbe il fegato di allontanarlo dalla scuola. Abbiamo provato a convincerli decine e decine di volte, ma... Hai visto cosa è in grado di fare. Tutti hanno paura di essere le prossime vittime. Perciò ci si tappa occhi e orecchie e si guarda da un'altra parte, in attesa che tutto quanto finisca"

"Mancano due anni" Hebi continuò il discorso della sua collega "La politica della nostra scuola è espellere dopo la quinta bocciatura. Ancora due anni e potremmo allontanarlo senza paura di una ripercussione. Stiamo stringendo i pugni, l'atmosfera è tesa... L'unica cosa che possiamo fare è arginare i danni, e fare in modo che nessuno perda la vita in qualche incidente. Ne andrebbe della credibilità e della sicurezza della scuola"

Mimi deglutì, riflettendo. Quell'elemento pericoloso era nella sua classe, capace di cose mostruose, e nessuno aveva il coraggio di andargli contro. Chissà come si era montato la testa vedendo che tutti avevano paura di lui, come assaporava quei momenti di dominio assoluto. Le faceva ribrezzo solo il pensiero, mandandola su tutte le furie "Capisco..." fu l'unica cosa che riuscì a mormorare.

"Hoshino..." Net richiamò la sua attenzione, facendole alzare lo sguardo verso lo schermo "Io e Hebi vogliamo che tu prenda parte al nostro programma, come tutti gli altri"

La ragazza venne stuzzicata da quell'idea, però da un certo punto di vista il pensiero la disturbava. A seguito dei suoi pensieri, l'espressione mutò diverse volte e Hebi se ne rese conto immediatamente, alzandosi e andando da lei per poggiarle una mano sulla spalla "Non è necessaria una risposta immediata. Prenditi il tuo tempo"

"Okay... Ci penserò su" annuì lei, rassicurata da quelle parole "Grazie per avermi aperto gli occhi."

Lui sorrise "Figurati... Per ogni cosa, ti scriverò il mio numero e la mia classe. Cercami in caso di problemi"

"Pensaci" insistette Net, decisa. "Ti aspettiamo"

Mimi annuì. Prese il foglio con le indicazioni su Hebi, ringrazio e salutò per poi andarsene via, col cervello così pieno di pensieri che le sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro.

 

     


                       





E' possibile inserire un nuovo commento solo dopo aver effettuato il Login al sito.