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  Myosotis

         

 

  

  

  

  

Myosotis   (Letta 1192 volte)

di M_J_Red 

3 capitoli (in corso) - 0 commenti - 0 seguaci - Vietata ai minori di 16 anni

    

 

Sezione:

Storie originaliDrammatico

Genere:

Drammatico - Romantico - Introspettivo - Angst - Dark

Annotazioni:

Bad Ending

Protagonisti:

Non indicati

Coppie:

Non indicate

 

 

                

  


  

 Capitolo 1 

 


  

Hokuto Senior High School.

Un edificio dal nome importante, di recente costruzione, che sorgeva in una posizione decisamente vantaggiosa per lei che, come tanti altri, si recavano a scuola da molto lontano attirati dalla fama e dal prestigio di quella scuola. Il quartiere di Ryogoku era decisamente compatto e qualsiasi persona si sarebbe sentita soffocare tra quegli enormi edifici quando fino a poche ore prima camminava tra i quartieri periferici e a misura d'uomo.

Per lei però quella mattina era tutto così nuovo ed emozionante che non fece caso ai cambiamenti attorno sè: scesa dal treno si incamminò il più velocemente possibile verso l'ingresso della nuova scuola, controllando più e più volte che la divisa fosse apposto, in ordine come quando era uscita di casa, zaino in spalla.

Quell'aprile cominciava il suo ultimo anno di scuola superiore ed era emozionata come non mai, anche un po' intimorita in realtà, perchè aveva dovuto cambiare scuola, lasciare tutti i suoi amici nella vecchia città, trasferendosi da un giorno all'altro in un posto nuovo; perciò era sola, per la prima volta doveva cavarsela con le sue forze e la cosa sembrava tanto spaventosa quanto elettrizzante.

Giunse quindi dopo pochi minuti di camminata davanti all'edificio che l'avrebbe accolta per tutto l'anno seguente, un maestoso complesso che quasi la lasciò a bocca aperta: ricordava di averlo visto in foto, si era informata quanto più possibile prima di iscriversi, ma quella era la prima volta che lo vedeva dal vivo in tutta la sua grandezza. Solo la facciata prendeva un intero isolato, e sapeva bene che all'interno delle mura avrebbe trovato il cortile all'aperto e i vari campi di atletica o per praticare sport, completamente diverso da ciò a cui era abituata fino all'anno prima, quando viveva in periferia. Era cresciuta in un ambiente più modesto e familiare, e ora tutto quello sembrava decisamente più ricco, sfarzoso, elegante, o anche un pelino eccessivo. Il luogo pullulava di studenti che chiacchieravano tra di loro, gruppi di ragazzi, ragazze o misti, coppie, poche persone da sole e le più erano di fretta o distrattamente osservavano lo schermo dei loro cellulari in attesa chi del suono della campana e chi di qualche amico.

Si ricordò che doveva mandare un messaggio a sua madre. Recuperò il cellulare dalla cartella che portava in spalla e subito le scrisse che il viaggio era andato bene, che era arrivata, per poi salutarla. Lo spense prima di riporlo. Si fece coraggio ed entrò dal cancello antistante l'ingresso cercando di passare quanto più inosservata possibile, non desiderando stare al centro dell'attenzione; il suo primo pensiero corse subito al bisogno di attaccare bottone con qualcuno, sia perchè non voleva rimanere da sola, sia perchè, in realtà, aveva davvero bisogno di qualche indicazione. Puntò una ragazza all'ombra di un giovane albero confinato in un'aiuola tonda, e si avvicinò con passo svelto e fare amichevole, ma l'altra non si accorse di lei finchè non le rivolse la parola.

"Ciao!" cominciò, con un grande sorriso "Scusami se ti disturbo, sono nuova di qui e ho paura di perdermi. Mi sapresti dire dove si svolge la cerimonia di apertura, per favore?"

Parlare con il primo sconosciuto disponibile poteva essere un terno al lotto: avrebbe potuto trovare persone disinteressate, o poco propense a parlare, o poco amichevoli. Ma la ragazza a cui si era rivolta le concesse totale attenzione non appena la sentì parlare, distraendo lo sguardo dal cellulare per poi infilarlo subito nello zaino mentre le rispondeva con un sorriso altrettanto caloroso.

"Oh, ciao!" sembrava una ragazza alla mano, simpatica. Forse aveva fatto centro "Non preoccuparti è quasi impossibile perdersi qui. Ci sono un sacco di piantine della scuola!" la spiegazione fu rapida e concisa, mentre le indicava un tabellone piantato in bella vista con, dentro una teca di vetro, quella che sembrava proprio una piantina della scuola. Bene, prima piccola distrazione, ma alla ragazza non importava a giudicare dalla sua disponibilità, come se fosse una cosa comune.

"Oh... Ho capito, grazie" le sorrise, facendo un lieve inchino per ringraziarla per la cortesia, ma prima che potesse allontanarsi l'altra la bloccò.

"Ehi, se ti va ti accompagno volentieri. Tanto dobbiamo andare tutti quanti in palestra per la cerimonia d'apertura, un po' di compagnia non guasta"

"Davvero? Ne sarei felice!"

La ragazza che aveva appena conosciuto allargò il suo sorriso e senza perdere neanche un istante allungò una mano per presentarsi alla nuova conoscenza "Certo che sì! Io sono Saki, e tu?"

"Mimi" rispose lei, stringendo la mano senza pensarci due volte "Grazie davvero per la disponibilità. Ci siamo dovuti trasferire in fretta e furia il mese scorso e non ho avuto tempo per fare quasi nulla... Stiamo ancora togliendo le cose dagli scatoloni"

"Non ti preoccupare, davvero!" per approfittare del momento, la ragazza cominciò a passeggiare per il cortile, avvicinandosi alla porta d'ingresso. Gli studenti cominciavano a confluire all'interno, la giornata scolastica stava per iniziare "Anzi, se lo desideri potrei farti da guida tra una pausa e l'altra, così ti sarà più semplice abituarti alla nuova scuola"

"Sarebbe il massimo!" Mimi tirò un sospiro di sollievo, togliendosi un peso dalle spalle. Si disse che aveva fatto proprio bene a tentare la fortuna, non poteva capitarle nulla di meglio.

Le due ragazze cominciarono a parlare del più e del meno mentre camminavano, trovando diverse passioni comuni, condividendo idee su quella scuola che, a quanto pareva, aveva la fama di essere molto rigida e severa riguardo il regolamento. Fecero fatica anche a stare zitte durante tutta la cerimonia di apertura, completamente assorbite in quella conversazione piacevole come se si trovassero all'interno della loro bolla personale. Ma quando più di una volta si girarono a guardarle infastiditi, le due si scambiarono un sorriso e un po' imbarazzate tacquero, non senza un'ultima risatina soffocata. Avrebbero avuto tanto tempo per parlare, dopo la cerimonia.

"Mi dispiace tanto! Spero di non averti dato fastidio" si scusò la sua nuova amica quando uscirono e poterono di nuovo parlare senza che qualcuno intimasse il silenzio o lanciasse loro occhiatacce.

"No, non a me. Probabilmente dovevamo chiedere scusa a tutti quelli che avevamo attorno" le due risero, per poi fermarsi in mezzo al corridoio. C'era un'atmosfera frizzante e allegra in quella scuola, e tutti la percepivano venendone quasi contagiati. Sembrava proprio un luogo speciale dove passare in pace l'ultimo anno scolastico prima della famigerata università.

"Forse è il caso di andare in classe" suggerì Saki, per poi avere un'illuminazione "Sai dov'è la tua aula?"

"In effetti..." mormorò imbarazzata Mimi, distogliendo lo sguardo e attorcigliando una ciocca dei capelli neri attorno all'indice. Ora che le arrivavano alle spalle lo poteva fare, era un piccolo vizio che aveva sin da bambina quando si trovava in imbarazzo o in difficoltà.

"Vieni, ti accompagno io!" si offerse l'altra sprizzando energia da tutti i pori, e prendendola per mano la trascinò con sè. Prima le fece vedere dove fosse collocata la sua aula, in modo che si potessero incontrare nei momenti di pausa dalle lezioni, ed era bene che Mimi sapesse dove andare a cercarla in caso di aiuto. Poi chiese la classe alla sua compagna e per un attimo tentennò come se le fosse venuto in mente un brutto ricordo; ma fu solo un istante, e se prima si era rabbuiata, subito dopo sorrise per poi guidarla espertamente attraverso i corridoi, portandola fino all'ultimo piano.

"Ecco qua!" disse, indicandola come se invece di un'aula le stesse presentando un cimelio raro. Si affacciarono per vedere quanti fossero già seduti, ma erano ancora pochi, e non avevano idea di quali posti sarebbero rimasti liberi. "Ti conviene aspettare il professore se vuoi essere sicura di non fare brutte figure!"

"Credo seguirò il tuo consiglio" rise Mimi "Vai adesso, non fare tardi per me!"

Le due si salutarono amichevolmente e Saki scivolò via attraverso i corridoi; la ragazza la guardò andare via con un sorriso sul volto, riempita dallo spirito energico della sua nuova conoscenza, soddisfatta e anche un po' felice di aver iniziato con il piede giusto. Rimase in attesa molto pazientemente che l'aula si riempisse e prima che potesse preoccuparsi di cosa sarebbe successo una donna distinta salì le scale e si diresse verso la sua direzione, immersa nei suoi pensieri finchè non la vide.

"Buongiorno!" salutò educatamente, con un lieve inchino.

La donna la squadrò per un attimo. Aveva i capelli chiari, legati in uno chignon, lo sguardo reso ammaliante da un filo di trucco, e un neo sotto il labbro da cui non riusciva a staccare gli occhi. A giudicare dai tratti, dall'altezza e dalla carnagione non doveva essere completamente giapponese.

"Buongiorno." fu la risposta, fredda, che la ghiacciò. Tu devi essere la nuova studentessa, vero?" a dispetto della sua apparenza, però, parlava in modo impeccabile e aveva un accento da far invidia a chiunque.

"Sì!" annuì con vigore Mimi. Quella non addolcì lo sguardo, ma nei suoi occhi neri non leggeva nessun tipo di sentimento negativo. Probabilmente, provò ad immaginare, si comportava in quel modo per risultare autoritaria e non farsi prendere alla leggera.

"Vieni, ti presento alla classe"

Seguendo la classica formalità degli studenti trasferiti, si presentò con molto coraggio, non le piaceva molto essere al centro dell'attenzione, ma sperava di fare una buona impressione in quelli che sarebbero stati i suoi futuri compagni per tutto un anno. Calò un innaturale silenzio quando la professoressa le assegnò uno dei due posti liberi situati al centro della classe, e lei corse subito a sedersi per seguire la lezione.

Non vi fu alcun momento degno di nota nel corso della giornata, il tempo sembrò quasi volare tra una cosa e l'altra. Dopo la prima lezione Mimi interagì un po' con i suoi nuovi, curiosi compagni, non sembrava esser capitata in una classe troppo scapestrata, c'erano elementi più o meno simpatici come in ogni altro gruppo. Quel giorno si presentò a tutti i professori che si recarono a fare lezione, un rituale che divenne abbastanza noioso ma a cui si sarebbe dovuta adattare anche nei giorni successivi, per poi godersi il meritato riposo durante la pausa pranzo, correndo in classe di Saki con un po' di agitazione che potesse andarsene da sola prima che lei fosse arrivata. Le due ragazze mangiarono assieme, parlando del più e del meno, conoscendosi meglio, e a loro si aggiunsero anche dei ragazzi della classe di Mimi, per farsi due chiacchiere.

Dopo aver mangiato abbondantemente, le due si ripromisero di aspettarsi al cancello una volta finite le lezioni, cosa che avvenne poche ore dopo. Fortunatamente l'avevano esonerata dal compito di pulire la classe essendo quello il suo primo giorno nella nuova scuola, e lei li ringraziò infinitamente mentre salutava per scendere fino all'ingresso. Saki era lì ad aspettarla, come accordato.

"Devi andare a prendere il treno, vero?" le chiese, mentre camminavano verso la stazione "Io vado in quella direzione, sono di strada"

"Ti ringrazio, non è molto lontano ma meglio in compagnia che da sola" sorrise Mimi, prendendo il cellulare dallo zaino per accenderlo. Le arrivò il messaggio di risposta che sua madre le aveva inviato quella mattina, e sorrise.

"Dove vi siete trasferiti?" domandò Saki, curiosa.

Quella rimase a pensarci un attimo, sorpresa che non gliel'avesse detto con tutte le chiacchiere che avevano fatto da quel mattino "Nella Prefettura di Saitama" rispose "Io, mia madre e mio fratello siamo in affitto ma mio padre è rimasto indietro. Non poteva lasciare il lavoro"

"Oh, ho capito. Magari qualche giorno potrei venire a trovarti"

"Perchè no? La mia zona è molto tranquilla" poi si guardò attorno, ridacchiando "In effetti è completamente diversa rispetto a qui. Qui è molto più grande, più... Non saprei. E' così difficile elencare le differenze perchè non c'è praticamente nulla di simile, o uguale"

"Me ne renderò conto quando verrò a trovarti" rise Saki.

Si scambiarono i numeri di telefono prima di salutarsi alla stazione di Ryogoku, dove Mimi salì sul primo treno diretto ad Akihabara, il quartiere tecnologico di Tokyo, per poi fare cambio e tornare nella Prefettura di Saitama

C'era ancora un po' di luce quando arrivò a casa. Suo fratello aveva appeso un foglio sulla porta d'ingresso con su scritto "Famiglia Hoshino", fatto con i pastelli e con diversi disegni di fiori e di ghirigori colorati tutti attorno. Sorrise quando lo vide, entrò in casa aprendo con le nuove chiavi e si tolse le scarpe all'ingresso, poggiandole sul pavimento del genkan.

"Sono a casa!" Mimi salì il gradino, ancora poco abituata a quella casa dove si erano trasferiti solo da pochi giorni, recandosi verso la fonte dei rumori che percepiva; non indossò le ciabatte, non avevano ancora avuto tempo di tirarle fuori dagli scatoloni.

"Mimi!" strillò suo fratello non appena sentì la sua voce, e fece una scivolata lungo il pavimento in legno della casa per poi raggiungerla velocemente e saltarle addosso, stringendola forte. Lei rise e gli scompigliò i capelli "Sei tornata a casa!"

Il piccino di casa aveva solo otto anni ed era una piccola forza della natura, vivace, agitato, allegro e spensierato come ogni bambino che si rispetti. Il suo sorriso rivelava una piccola finestrella sul davanti, da poco gli era caduto un dente.

"Ciao piccola peste" la sorella maggiore gli baciò la fronte, lui non si scollò e dovette trascinarselo dietro fino alla cucina, dove sua madre si divideva tra le pietanze sul fuoco e qualche scatolone da liberare. Doveva aver avuto poco tempo per sistemarsi perchè la sua borsa stazionava intoccata sul tavolo della cucina, e il cibo sembrava ormai quasi pronto.

"Mimi, bentornata" la donna si avvicinò a lei giusto il tanto per baciarle una guancia prima di tornare col mestolo a controllare le pietanze "Com'è andata oggi?"

"Tutto bene!" esordì contenta lei. Vederla così felice fece sorridere anche sua madre, nonostante le troppe faccende e la stanchezza "Quella scuola è proprio perfetta e ho già fatto amicizia"

Sua madre non se ne sorprese "Sono contenta per te tesoro. Stasera riso e curry, va bene?"

"Certo"

"Curry!" strillò il bambino, cominciando a correre per la stanza, contento come se gli avessero appena portato dei regali che non aspettava. Mimi rise e lo lasciò fare, poi riuscì a convincerlo a sistemare la tavola con lei, per poter apparecchiare in tutta tranquillità. Non vi fu praticamente tempo per fare null'altro, e quando stava per filare in camera a cambiarsi sua madre la richiamò all'ordine.

"Dove vai? E' pronto in tavola"

Mimi sospirò, rimandando a più tardi la comodità del suo morbido pigiama, e si sedette a tavola ancora con la divisa scolastica, sperando di non sporcarla o sarebbe stata la fine. Sgranò gli occhi quando realizzò quanto fosse grande il pentolone del cibo, mentre sua madre gliene versò solo una minuscola parte.

"Mamma, non pensi di averne fatto un po' troppo?"

"Tanto curry per Masaru!" esultò il bambino quando la madre rovesciò una grossa mestolata sul suo piatto. Il bimbo agitò i piedi e inforchettò il primo grosso pezzo di carne, ma si bloccò non appena si rese conto che entrambe le donne lo stavano osservando con disappunto. Fece una risatina imbarazzata e poggiò la forchetta.

"Scusami, Mimi, è che non sono abituata a dover cucinare per tre" sospirò la donna, mettendosi a tavola dopo aver rovesciato un po' di riso nei piatti di tutti e tre. Come al solito la sua porzione era misera in confronto a quella dei figli: quando cucinava le passava la fame. "Te ne metterò un po' nel bento di domani"

Mimi si gelò. Quando sua madre diceva 'un po'' non era mai una cosa rassicurante. Avrebbe riempito il contenitore fino al bordo "Questo significa che devo ripescare il mio bento dagli scatoloni prima di domattina" pensò a voce alta la ragazza.

"No, non ti preoccupare. Te ne ho comprato uno nuovo prima di tornare a casa, oggi"

La ragazza annuì. Sua mamma era riuscita a trovare un ottimo lavoro proprio poco distante da casa, come commessa in un konbini, un piccolo supermercato, e per fortuna aveva determinati turni che coincidevano con l'uscita dei figli dalla scuola, momento in cui riusciva a tornare a casa giusto in tempo per preparare qualcosa da mangiare. Quei primi periodi sarebbe stato un po' più pesante, ma pian piano si sarebbero tutti e tre abituati ai nuovi ritmi.

"Spero non sia rosa" commentò divertita dopo cena, mentre la aiutava a sparecchiare e metteva i piatti a lavare.

"Penso di conoscere abbastanza bene mia figlia" le fece l'occhiolino lei "E' blu, non preoccuparti"

Mimi sorrise. Poco prima di andare a cambiarsi, dedicò un po' del suo tempo al fratellino che non aveva visto per tutto il giorno, poi si concesse il tanto atteso bagno ristoratore, facendosi cullare dai vapori caldi e dai profumi del bagno schiuma, infilandosi infine il comodo pigiama. Rimandò il ripasso per quel giorno, e dopo aver messo a dormire il fratellino aiutò sua madre a tirar fuori questa o quella cosa dagli scatoloni, per rendere quella casa un po' più loro, con quel pizzico personale che ancora non aveva, neutra e fredda essendo stata abitata da poco.

"Vedi quella parete? E' così vuota... Stavo pensando se magari non ci starebbe bene una bella libreria" progettava sua madre "Oppure qualche mensola sopra la cucina, per le spezie e qualcosa di prima necessità così da poterli prendere velocemente quando si cucina" la figlia la stava ad ascoltare annuendo e sorridendole ogni tanto, sapeva che sua madre voleva fare tantissime cose, aveva mille idee per la testa, ma purtroppo non tutte erano realizzabili a causa dei pochi soldi. Forse con il nuovo lavoro al konbini avrebbero visto giorni migliori, ma i primi mesi sarebbero stati un po' pesanti "Scusami tesoro, non ti ho neanche chiesto com'è andata oggi a scuola"

La ragazza non se la sentì di farle notare che, in realtà, gliel'aveva già chiesto due volte "Bene, mamma." ripetè di nuovo, e raccontò più o meno cosa era successo, tra uno sbadiglio e l'altro.

"Guarda che ora si è fatta!" esclamò d'un tratto la donna, colpendosi la fronte con il palmo della mano libera "Vai a dormire o non ti sveglierai mai domattina. Qui ci penso io"

"Ti do una mano quando torno" la rassicurò la ragazza "Non fare tutto da sola stanotte, o domattina sarai anche tu uno zombie"

Sua madre le sorrise e si chinò a baciarle la fronte. Mimi era più bassa addirittura della media giapponese, così che tutti spesso la scambiassero per una bambina, ma questo rendeva felice sua madre che ancora poteva abbassarsi un po' per baciarla: per lei sarebbe rimasta sempre la sua bimba, senza dubbio "Buonanotte tesoro"

"Buonanotte mamma" salutò la ragazza, per poi filare nella camera che condivideva con il fratello che, agitato anche nel sonno, si era tolto quasi completamente le coperte e si era attorcigliato in quelle poche che gli erano rimaste addosso. Rise tra sè e sè e lo sistemò per bene prima di andare a letto.

Non faticò a prender sonno e prima che potesse rendersene conto era già mattina. Entusiasta scattò in piedi non appena sentì sua madre entrare in camera per svegliare i due figli: Masaru era il più vivace di solito, ma anche lei non scherzava quel giorno. Fecero colazione assieme parlando del più e del meno, nella cucina che sembrava un po' più piena della notte precedente -chissà quanti scatoloni aveva svuotato da sola...- si alternarono per il bagno e poi uscirono di casa nello stesso momento. Vivevano in un luogo tranquillo, ma la loro madre si sentiva un po' più rassicurata se Mimi accompagnava il fratello almeno per un tratto di strada, fortunatamente quello più lungo, prima di separarsi.

"Tieni" le disse, infilando il bento infagottato nel suo zaino, poco prima che uscisse di casa "Mi raccomando, mangialo tutto, ne hai bisogno"

"Mi hai messo molto curry, vero, mamma?" pigolò il più piccolo, mentre la donna ripeteva il processo anche per lui.

"Sì, amore" rise lei "Andate adesso, buona giornata!"

I due la abbracciarono contemporaneamente e le diedero un bacio a testa, per poi fuggire lungo la strada a passo veloce. Durante il tragitto canticchiarono qualche canzone per bambini, o più che altro Mimi ascoltava suo fratello cantare a squarciagola con la sua voce acuta, o ripetere qualche poesia o filastrocca imparata a scuola, mentre distrattamente gli sorrideva e con la coda dell'occhio controllava il cellulare da eventuali messaggi. Saki l'aveva contattata e le diceva che l'avrebbe aspettata fuori dal cancello per chiacchierare un po' prima di entrare a scuola.

La giornata passò tranquillamente come aveva previsto, iniziava pian piano ad ambientarsi in quella nuova classe, i suoi compagni sembravano tutti molto simpatici, seppur rispettosi, ma non ci interagiva più di tanto se non quando entrava in ballo lo studio, la scuola o le chiacchiere in mensa; per la maggior parte del tempo si incontrava con Saki con cui stringeva sempre più amicizia al punto da invitarla a casa sua una volta che si fossero sistemati, e lei ricambiò il favore invitandola a sua volta non appena ci sarebbe stata l'occasione.

In fin dei conti tutto sembrava procedere per il meglio, nonostante il caos che cercava di sistemare giorno dopo giorno in casa sua, dopo estenuanti giornate passate a lezione in cui la pressione di una scuola così importante cominciava a farsi sentire: i professori si aspettavano davvero molto da loro, soprattutto perchè l'anno seguente si sarebbero iscritti all'università, un traguardo famoso quanto famigerato. Le responsabilità erano pesanti e le premevano tutte sulle spalle, ma non era spaventata: se si fosse impegnata, sarebbe riuscita in tutto. Per quell'ultimo anno scolastico avrebbe anche voluto iscriversi a qualche club, ma non aveva idea di quali fossero i più interessanti o i più gettonati, magari si sarebbe confrontata anche con la sua nuova amica.

Dopo quattro o cinque giorni, dunque, quelle giornate movimentate erano diventate consuetudine e cominciava a farci l'abitudine. Ripeteva i soliti gesti meccanici, talvolta immersa nei suoi pensieri, comportandosi da brava studentessa, da brava figlia, e da brava sorella maggiore. Tutto sembrava perfetto.

Quella notte mise a letto suo fratello e lasciò riposare la madre davanti alla televisione che avevano tolto dagli scatoloni la sera precedente, mentre lei lavava i piatti della cena. Sua madre rideva guardando un programma stupido, lei la ascoltava sentendosi a casa. Pian piano iniziava a sentire come familiari quelle mura, nonostante le mancasse suo padre: ma le bastava sapere che stesse bene e che presto sarebbe andato a trovarli.

Dopo aver finito si asciugò le mani, sperando in cuor suo che potessero comprare al più presto una lavastoviglie di cui la casa era sprovvista, si cambiò e studiò un po' fin quando le sue palpebre non cominciarono a calare e la testa a dondolare; chiuse il libro, spense la luce e accese quella piccolina per Masaru che aveva paura del buio, e se si fosse svegliato d'improvviso sarebbe scoppiato a piangere.

Il giorno successivo l'aspettava una mattinata scolastica intensa. Si pregustava l'ambiente caloroso e amichevole che l'aveva accolta come in un caldo abbraccio fino a quel momento, in cui tutti sembravano trovarsi a loro agio, relativamente felici, disponibili: un ambiente rilassante, nonostante si trattasse di una scuola.

Ma quello che trovò una volta varcata la soglia del cancello fu l'opposto di ciò che sperava, qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare.

 

     


                       





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