FanFiction Capitan Harlock | Eternity di angelfire123 | FanFiction Zone

 

  Eternity

         

 

  

  

  

  

Eternity ●●●●● (Letta 1817 volte)

di angelfire123 

4 capitoli (in corso) - 1 commento - 0 seguaci - Vietata ai minori di 14 anni

    

 

Sezione:

Anime e MangaCapitan Harlock

Genere:

Erotico - Fantascienza - Romantico

Annotazioni:

Nessuna

Protagonisti:

Non indicati

Coppie:

Non indicate

 

 

              

  


  

 Capitolo 1 

Questa storia comincia dove finisce il film. La Terra cerca di rinascere e l'Arcadia, con il suo equipaggio, tenta il tutto per tutto per impedire che venga distrutta dalla Gaia Sanction. Dopo aver contrastato la potenza distruttiva del Jovian Blaster, si...


  

Cap. 1 - Andare ancora avanti



... irrompere a passo di carica dove gli angeli esitano ad entrare!

(Cap. Kirk, in “Star Trek: Rotta verso l'ignoto”. All rights reserved, no copyright infringement intended)







“Qui truppe dell'alleanza planetaria, la situazione di emergenza è terminata, vi intimiamo di arrendervi, i superstiti lascino la nave e dopo essersi disarmati dichiarino la resa. La mancata risposta verrà interpretata come volontà di non arrendersi, in tal caso riprenderemo l'attacco!”

La voce di un ufficiale della Gaia Fleet, proveniente da una delle astronavi stanziate intorno alla Terra, non lasciava dubbi: non li avrebbero mai lasciati andare. Era giunto il momento di reagire una volta per tutte, per far capire alla Coalizione che avrebbe dovuto lasciare la Terra per sempre e dimenticarsi della sua esistenza.

Yama si diresse al timone, Meeme tornò alla sua sfera, pronta ad attivare il motore a dark matter. Yattaran, Yuki e tutti gli altri membri dell'equipaggio ripresero le proprie postazioni dopo essersi come risvegliati da un lungo sonno.

“Arcadia…” Pronunciò in tono deciso il capitano dalla sua consueta posizione di comando.

“Decollo!” Proseguì Yama dal timone, con Tori-san appollaiato sulla sua spalla.

E l'Arcadia, come sempre, risorse dalle sue ceneri, i reattori posteriori si attivarono diventando sempre più incandescenti fino a quando la nave si alzò nuovamente in volo e, dalla distesa desertica della Terra, dove era naufragata, dopo aver contrastato la potenza distruttiva del Jovian Blaster, si sollevò nel cielo per andare a solcare ancora una volta lo spazio infinito, in nome di quella libertà che da sempre l'aveva animata.

Ben presto però si trovò di fronte alla flotta della Gaia Fleet, schierata come suo solito nella formazione chiamata: attacco a tenaglia.

“Che facciamo Capitano? Queste zucche vuote non intendono mollare!” Si azzardò a chiedere Yattaran.

“Ci comporteremo come abbiamo sempre fatto!” Rispose Harlock rimanendo impassibile di fronte a cotanto spiegamento di forze, poi aggiunse: “Yama, portaci al centro dello schieramento nemico.”

“Bene, Capitano!” Rispose prontamente il ragazzo, tenendo ben salde le razze* del timone. Stare in quella postazione gli stava suscitando un'intensa emozione, il capitano lo aveva messo alla guida dell'Arcadia e non poteva certo permettersi di deluderlo.

Improvvisamente Yuki, osservando il suo monitor, segnalò: “Capitano, i sensori stanno rilevando un'intensa attività elettromagnetica proveniente dal nucleo di Giove!”

Tutto l'equipaggio, a quelle parole, rimase impietrito ma non Harlock, lui si aspettava che avrebbero provato a riattivare il Jovian Blaster, solo che adesso non avrebbero più potuto fermarlo, tutta la materia oscura era stata espulsa all'esterno, per fare da scudo al raggio di plasma puntato contro la Terra e, se quelli della Gaia fossero riusciti a renderlo di nuovo efficace, sarebbe stata davvero la fine.

“Yattaran, in che condizioni è il motore a dark matter?”

“Sembrerebbe operativo, capitano!” Constatò il primo ufficiale quasi incredulo, ma i dati che giungevano dal suo computer non lasciavano dubbi in proposito.

Harlock nel profondo del suo cuore ringraziò il suo amico, che neppure in quella situazione disperata lo aveva abbandonato. “Ci metteranno del tempo a riattivare il Jovian Blaster, la materia oscura avrà sicuramente disallineato i condensatori del plasma e senza quelli non possono concentrare il raggio uscente da Giove. Dovremo sfruttare questo leggero vantaggio a nostro favore. Yattaran, crea un ologramma della nave poco prima di attivare il motore a dark matter, direzione Giove, non abbiamo il tempo di occuparci di loro adesso!”

“Il nostro solito giochetto, eh? D'accordo capitano, siamo pronti per il salto in-skip, al vostro comando!”

Come gli era stato ordinato Yama portò la nave quasi al centro della formazione nemica, che da tutti i fronti si stava preparando a fare incondizionatamente fuoco.

L'Arcadia giunse proprio in mezzo allo schieramento e, non appena Yattaran, che aveva forzato il sistema di comunicazioni subspaziali** della Gaia Sanction, riuscì ad intercettare tutti i discorsi tra i comandanti delle navi nemiche, ebbe la conferma che stavano per far fuoco, lesto creò l'ologramma. Contemporaneamente, grazie alla collaborazione di Meeme, azionò il motore a dark matter e l'Arcadia improvvisamente si smaterializzò in una nuvola di fumo nero. Per il nemico che capì troppo tardi il giochetto, non ci fu scampo, i laser dei cannoni vennero riflessi dall'ologramma e andarono a colpire le loro stesse navi, danneggiando buona parte della flotta.

L'ufficiale che aveva preso il posto di Ezra, al comando della Gaia Fleet, digrignando i denti in segno di sdegno sibilò: “Quei dannati pirati, ci hanno preso di nuovo in giro, maledizione! Dove si sono diretti?”.

“I sensori indicano che si sono mossi in direzione di Giove, comandante!”

“Il Jovian Blaster, ma certo, stanno mirando a quello, ordinate a tutte le navi che non hanno subito danni di attivare l'in-skip verso Giove, inseguiamoli!”

“Agli ordini, comandante!”



* * *



In pochi istanti il teschio dell'Arcadia fuoriuscì dalla densa nube di materia oscura materializzatasi nei pressi di Giove. Fu lì che videro in tutta la sua agghiacciante potenza, il simbolo della guerra di Come-Home: il Jovian Blaster. Quell'arma micidiale sarebbe stata per sempre una minaccia per loro e soprattutto per la Terra e andava assolutamente spazzata via.

“Accidenti!” Esclamò Yattaran. “Il raggio micidiale che ci ha quasi inceneriti proveniva da quell'affare laggiù?”

“Proprio così!” Rispose Yama guardando con occhi sgranati l'imponente potenza distruttiva di quell'arma. Ne aveva sentito parlare varie volte durante gli anni di Accademia, sapeva come funzionava, ma non lo aveva mai visto così da vicino, e soprattutto in azione.

“Bene, e adesso che si fa capitano? Gli andiamo addosso, speroniamo uno dopo l'altro tutti quei dannati marchingegni?” Domandò Yattaran sensibilmente preoccupato.

“Capitano, i sensori rilevano un potente campo di forze!” Constatò all'improvviso Yuki, leggendo i dati che le giungevano dalla sua postazione.

“Non possiamo speronare gli anelli e nemmeno sparagli addosso.” Harlock era preoccupato: il Jovian Blaster lo conosceva molto bene, era stato costruito durante la guerra di Come-Home, che lui aveva vissuto in prima persona, quando era ancora un giovane ufficiale della Gaia Fleet. “Gli anelli del Jovian Blaster, almeno quelli che servono per concentrare il raggio di plasma proveniente dalla grande macchia al centro del pianeta, sono circondati da un potente campo di forze, quello che Yuki ha appena rilevato, se li speronassimo ci farebbero solo rimbalzare via e la stessa cosa avverrebbe se tentassimo di sparargli contro con i nostri cannoni pulsar, il raggio verrebbe riflesso e non gli faremmo alcun danno. È una speciale misura di sicurezza studiata per fare in modo che non venisse distrutto dalle astronavi che volevano avvicinarsi all'inviolabile dominio!”

A quel punto Yattaran, visibilmente contrariato, urlò: “Bene e allora che facciamo? Di sicuro quegli idioti della Gaia Fleet avranno già scoperto il trucchetto che abbiamo usato per svignarcela e ci staranno alle calcagna!”

“Capitano, rilevo anche svariate navi nemiche che si stanno avvicinando a velocità paraluminale!” Aggiunse Yuki, con una nota di preoccupazione.

“Visto? Allora che si fa?” Ribadì Yattaran, ancora più in agitazione.

Harlock, dopo aver riflettuto qualche istante rispose: “E se provassimo a passarci in mezzo? Al centro degli anelli il campo di forze dovrebbe essere nullo, altrimenti il flusso di plasma non potrebbe attraversarli. Se è concentrato solo esternamente, all'interno dovrebbero essere vulnerabili e con i cannoni dovremmo poterli distruggere, che ne pensi Yattaran?”

“Penso che se non ci proviamo immediatamente non lo sapremo mai e le navi della coalizione che stanno arrivando ci faranno il culo nero, capitano! Yama, tocca a te, ragazzino, facci vedere quello che sai fare!” Yattaran ridacchiò, estremamente curioso di vederlo in azione.

Yama annuì, afferrò di nuovo il timone e diresse la nave all'imboccatura del primo anello, una volta che vi furono passati attraverso, dalle postazioni di tiro puntarono tutti i cannoni contro le pareti interne e fecero fuoco, inaspettatamente e con grande soddisfazione e gioia di tutto l'equipaggio, esplose, saltando letteralmente in mille pezzi. Così l'Arcadia poté attraversare tutto il tunnel creato dai suoi anelli, sparando loro con i cannoni laser e disintegrandoli tutti.

Ma proprio in quell'istante si materializzò intorno a Giove buona parte della flotta della Gaia che li aveva attaccati in precedenza, e questa volta, senza perdere tempo, tutte le navi aprirono immediatamente il fuoco contro di loro. A quel punto Yama, completamente di sua iniziativa, e senza aspettare gli ordini del capitano, virò l'Arcadia e iniziò a speronare tutte le navi che gli capitarono a tiro. Il primo e il secondo ufficiale rimasero basiti alla reazione repentina del ragazzo e Yattaran non poté fare a meno di gridargli: “Yama ma che diavolo ti prende? Capitano, fermatelo è impazzito!” Poiché era impensabile, su quella nave, prendere una decisione in battaglia senza ottenere prima il consenso di Harlock.

“Lascialo fare, Yattaran!” Lo interruppe subito il capitano, voleva vedere fin dove si sarebbe spinto il ragazzo.

Yama sembrava davvero una furia, la tensione accumulata a causa degli ultimi accadimenti, la rabbia per la morte inevitabile del fratello, il desiderio di vendetta nei confronti di quel sistema che gli aveva procurato così tanta sofferenza, tra cui la morte di Nami, lo avevano quasi trasformato in una perfetta macchina distruttrice. La flotta era composta da molte astronavi di varie dimensioni e diversamente armate, ma l'Arcadia era decisamente molto più veloce e quasi invulnerabile, nonostante i continui speronamenti non riportava che danni minimi, mentre i vascelli nemici venivano letteralmente squarciati in due parti, inoltre i suoi cannoni pulsar erano molto più potenti, di quelli della Coalizione. Di conseguenza, anche in quella ennesima battaglia, l'Arcadia ebbe la meglio e i pochi elementi ancora rimasti illesi della flotta nemica, batterono in ritirata prima che la situazione degenerasse ulteriormente.

“Se la sono data a gambe quella specie di rettili umani senza spina dorsale! Ben fatto ragazzino, non sei affatto male al timone dell'Arcadia, quasi quasi ti ci vedo sai?” Esultò Yattaran, quando anche l'ultima nave della coalizione attivò l' in-skip per fuggire via.

“Grazie Yattaran, detto da te mi fa davvero onore!” Rispose orgoglioso il ragazzo.

Unanimi furono le urla di tutto l'equipaggio che si precipitò in plancia per acclamare Yama che si era comportato davvero coraggiosamente.

“Evviva! Ce l'abbiamo fatta! L'abbiamo disintegrato! Si sono ritirati! E bravo Yama, il pivello sa il fatto suo!”

Harlock si alzò dal suo posto di comando, si avvicinò al ragazzo e tutti i membri dell'equipaggio che gli stavano intorno si spostarono per farlo passare, quando fu dinnanzi a Yama parlò in tono molto pacato: “Non devi permettere alla rabbia di guidare le tue azioni, ti sei lasciato trascinare dai tuoi risentimenti e stavolta ti è andata bene, ma non sarà sempre così, rammentalo!”

Il ragazzo rimase molto turbato da quelle parole, soprattutto perché erano terribilmente vere, aveva ancora un macigno al posto del cuore. Gli accadimenti degli ultimi giorni avevano decisamente sconvolto la sua vita, che già di per sé non era stata affatto facile, e ora si sentiva disperatamente confuso.

Tutti rimasero colpiti dalle parole del capitano, pensavano che Yama se la fosse cavata egregiamente in quel frangente, ma Harlock lo conosceva troppo bene, e sapeva che nel profondo della sua anima continuavano ad agitarsi tutta una serie di emozioni contrastanti e che aveva ancora molta strada da fare prima di potersi sentire davvero un membro di quell'equipaggio, ma quello era stato di sicuro un primo passo.

“Bene, che facciamo adesso?” Chiese Yattaran, estremamente curioso di conoscere le nuove intenzioni del capitano.

“Torniamo sulla Terra. La Gaia ha appreso che il pianeta sta cercando di rinascere, non permetteremo a nessuno di avvicinarsi. Se mai riuscirà a tornare alla vita lo farà lontano dalla Coalizione, questo è certo!”

“Ben detto capitano! Adesso sì che comincia il divertimento! Che aspettate? Forza ciurma, non avete sentito gli ordini? Datevi una svegliata, razza di marmaglia rammollita!”

Tutti tornarono ai loro posti per l'attivazione del motore a dark matter, Harlock invece si voltò di scatto facendo volteggiare il suo mantello, come era suo solito fare, e lasciò la plancia per tornare nei suoi alloggi.

Yama rimase fermo dinnanzi al timone con la testa bassa, poiché il discorso del capitano aveva davvero colpito nel segno. Yuki, leggendo la tristezza nei suoi occhi, gli si avvicinò e, mettendogli una mano sulla spalla gli sussurrò: “Coraggio, non devi abbatterti, il capitano ha ragione, sei stato fortunato, e anche coraggioso direi, a prendere l’iniziativa senza aspettare i suoi ordini. Lui ha sicuramente visto qualcosa di grande in te, è molto arguto e sono convinta che ti aiuterà a trovare la tua strada!” Lo tranquillizzò.

“Grazie Yuki, apprezzo il tuo interessamento, ma non devi preoccuparti per me, non me lo merito!”

Detto questo lasciò anche lui la plancia, e Yuki e Yattaran si guardarono in faccia rimanendo interdetti.



* * *



Da alcune ore erano rientrati nell'atmosfera terrestre, l'Arcadia era in orbita standard automatica intorno alla Terra e quasi tutti i membri dell'equipaggio si trovavano in sala mensa per festeggiare rumorosamente la distruzione del Jovian Blaster e l’indecorosa ritirata della Gaia Fleet, tutti tranne Yuki e Yama.

Yuki se ne stava nella sua cabina, seduta nell'incavo dell'oblò della sua finestra, con le gambe piegate e le braccia intorno alle ginocchia. Quella era la sua posizione preferita quando si sentiva tremendamente triste. Il panorama che poteva ammirare attraverso il vetro era decisamente agghiacciante, la Terra era completamente avvolta da quell'orribile nube rossastra di materia oscura, che non le dava scampo, non poté fare a meno di chiedersi come avessero potuto sbocciare dei fiori in quell'inferno. Probabilmente nello stesso modo in cui l'amore che provava per il capitano era sbocciato e continuava a resistere, più vivo che mai, nell'inferno del suo cuore.

In tutti quegli anni in cui aveva vissuto sulla sua nave, da quando l'aveva presa con sé, e lo aveva aiutato a posizionare le bombe a vibrazione dimensionale nei punti più disparati dell'Universo, il suo sentimento verso Harlock era cresciuto sempre di più, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Ma quanti anni erano davvero passati da allora? Non se lo ricordava nemmeno più, la materia oscura di cui era impregnata la nave non aveva avuto effetti solo sul capitano, ma anche su di lei e su tutti i membri dell'equipaggio. Per loro il tempo pareva quasi essersi fermato, sarebbero morti tutti già da molti anni se fossero vissuti altrove, ma adesso che avevano liberato tutta la materia oscura contro il Jovian Blaster, sarebbe stato diverso, l’orologio biologico avrebbe iniziato a correre di nuovo veloce e lei non avrebbe potuto aspettare oltre.

Decise che Harlock avrebbe dovuto conoscere i suoi veri sentimenti, e poi avrebbe accettato qualunque cosa; ma non poteva iniziare una nuova vita, libera dalla materia oscura, senza neppure provarci.

Harlock si era comportato sempre in modo molto ambiguo con lei, a volte sembrava volersi aprire maggiormente a volte invece la trattava con estrema freddezza. Prima di scoprire le reali condizioni della Terra era convinta che non avrebbe mai pensato a lei in quel senso, ma da quando tutta la verità era venuta a galla, si era resa conto di quanto, in tutti quei lunghi anni, avesse sofferto per aver commesso un gesto così terribile, credendo di aver agito per il bene dell'umanità. Lo capiva profondamente, era stato talmente schiacciato dal senso di colpa che aveva arbitrariamente deciso di non provare più nessun sentimento. Adesso però le cose erano cambiate, la Terra aveva iniziato a risorgere ed anche il suo capitano, forse avrebbe iniziato a vedere le cose in modo diverso. Era sicura che, se mai ci fosse stata una speranza, quello era il momento giusto per sfruttarla. Decise quindi che sarebbe andata a parlargli al più presto.



* * *



Yama era chiuso nella sua cabina, sdraiato sul letto, con gli occhi sbarrati ad osservare il soffitto, con una mano si sfiorò il viso dove il dottore gli aveva medicato la ferita infertagli dalla pistola laser di suo fratello, sarebbe guarita completamente senza lasciare tracce. Non sarebbe mai stato uguale ad Harlock, e in quell'istante ne ebbe ancora di più la certezza. Gli avvenimenti di quella giornata erano stati davvero molto sconvolgenti e duri da digerire.

Anche se esternamente non lo dava a vedere, dentro di lui si agitavano una tale miriade di pensieri ed emozioni, che quasi credette di impazzire. Soprattutto erano i sensi di colpa a schiacciarlo. Si sentiva responsabile per la morte di Nami e, sebbene Ezra lo avesse informato che era stata causata da un malfunzionamento del sistema che la manteneva in vita, era sicuro che il fratello c'entrasse qualcosa, poiché lei si era introdotta nella rete subspaziale della Gaia per aiutarli. Si sentiva responsabile anche per la morte di Ezra perché, alleandosi con il nemico lo aveva profondamente deluso, facendogli scatenare una reazione violenta ed Harlock, per salvargli la vita, aveva dovuto ucciderlo.

Il capitano aveva perfettamente ragione nel fargli notare come avesse agito mosso dalla rabbia, dalla vendetta e anche dai sensi di colpa. Non poteva certo andare avanti così perché sarebbe stato di sicuro deleterio anche nei confronti dei suoi nuovi compagni di vita. Decise quindi che non avrebbe iniziato veramente una nuova esistenza a bordo dell'Arcadia, se prima non si fosse liberato dai macigni che gli schiacciavano il cuore. Si alzò, prese tra le mani il detonatore delle bombe a vibrazione dimensionale che il capitano gli aveva affidato, dandogli estrema fiducia, e l’osservò attentamente. Tutto d’un tratto pensò che quella fiducia era totalmente immeritata, perché se Harlock avesse saputo davvero quello che nascondeva del suo passato, non lo avrebbe mai messo al timone della sua nave e non gli avrebbe dato un'altra possibilità. Harlock doveva assolutamente sapere, altrimenti non avrebbe mai più potuto guardarlo negli occhi.



* * *



Harlock era tornato nel suo alloggio, si era tolto mantello, guanti ed armi, come era solito fare quando si trovava nella sua cabina, poi entrò nella stanza da bagno. Si tolse la speciale giacca di pelle e la maglia che portava sempre di sotto, e notò che era leggermente sporca di sangue. Si guardò il fianco, e notò che un laser nemico lo aveva appena sfiorato, non era una ferita grave, ma era ancora lì e questo poteva voler dire solo una cosa: la materia oscura non lo avrebbe più rigenerato.

Nel profondo del suo cuore si sentì finalmente sollevato, era come se si fosse liberato da una maledizione, anche se si rendeva conto che sarebbe stata una cosa graduale e non immediata. Sapeva però che quella ferita, l'indomani al massimo, si sarebbe rimarginata completamente. Prese un asciugamano lo bagnò sotto il getto d'acqua del lavabo e si ripulì il fianco dal sangue che era fuoriuscito, poi si rivestì.

Si avvicinò alla grande vetrata al centro della sua cabina e lo spettacolo che gli si presentò davanti fu come una lama conficcata nel cuore. La Terra era inguardabile, dilaniata da orrendi vortici e nubi di materia oscura che impedivano alla luce del Sole di raggiungerne la superficie. Come avevano potuto germogliare dei fiori in un simile oscuro deserto? Per quanto tempo ancora quello strato di dense nubi avrebbe avvolto l'atmosfera terrestre? Se ci fossero voluti secoli, o addirittura millenni, o se non si fosse dissolto mai più? Tutti questi pensieri lo stavano di nuovo assalendo prepotentemente, senza dargli tregua. Temeva che non ci sarebbe mai stata una fine alla sua sofferenza. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta riportandolo alla realtà.

“Avanti!” Disse, si girò e vide entrare Yama.

Questi gli si avvicinò a testa basta, rimanendo in silenzio per qualche istante, poi finalmente si decise e iniziò a parlare: “Li ho uccisi io, li ho uccisi due volte.” sussurrò appena, mentre le lacrime cominciarono a scorrergli sul viso. “Questa pena la porterò nel cuore finché avrò vita, capitano.”

Harlock non disse niente, il ragazzo aveva deciso di aprirsi e lui voleva che lo facesse fino in fondo.

“Fare il botanico era sempre stato il mio sogno, volevo portare avanti il lavoro di mia madre… ma ho fallito nel mio intento di far attecchire dei fiori su Marte, così ho distrutto la serra provocando una terribile esplosione, e lì Nami, mio fratello… lì ho distrutto le loro vite per sempre! Ezra è rimasto paralizzato e Nami, l'unica donna che abbia mai amato in vita mia, è sopravvissuta ridotta a un vegetale. Tu... tu non puoi capire, se l'avessi vista adesso mi odieresti per quello che le ho fatto! Sono un mostro, forse anche peggio di te, io non l'ho fatto per un nobile ideale, per la libertà, l'ho fatto in un momento di rabbia e di sconforto, senza pensare alle conseguenze.”

Il ragazzo fece una pausa stringendo i pugni, ma Harlock continuò ad ascoltarlo in silenzio.

“È per Ezra che sono entrato nella Gaia, lui mi disse che sarei dovuto diventare le sue gambe, e io ho obbedito, ho fatto il mio dovere fino in fondo per cercare di scontare la mia colpa. Nami scelse di sposare lui perché è lui che amava davvero, ma Ezra questo non l’ha mai capito, e per tutta la sua vita ha sempre pensato che lo avesse sposato per ripiego, perché di lei, attraverso un ologramma, era rimasta solo la coscienza a vivere ancora. Io sono stato la causa indiretta della sua morte perché Nami si è introdotta nel subspazio per aiutarmi, per fornirmi tutte le informazioni per sventare l'attacco della Gaia a questa nave e ciò ha provocato un'avaria dell'apparato che la teneva in vita. Indirettamente sono stato la causa anche della morte di Ezra, perché tu l'hai ucciso per salvarmi! Ora che sai davvero chi sono, di che cosa sono stato capace, sei davvero convinto che sia degno di essere un membro dell'equipaggio di questa nave? E di custodire il detonatore delle bombe?”

Harlock sorrise sottilmente. Finalmente il ragazzo aveva deciso di sfogare la sua sofferenza e questo non poteva che essere positivo: “Una volta ti dissi che avresti dovuto combattere contro ciò che ti teneva legato al tuo passato. Essere riuscito a tirare fuori tutto il tuo dolore è stato un primo passo verso la tua libertà, ma se non riuscirai a perdonarti, non ti libererai mai definitivamente da questa pena che ti porti nel cuore. Non importa perché tu l'abbia fatto, quello che conta è che tu abbia imparato dai tuoi errori, se non comprendi questo, ti posso assicurare che non avrai un futuro.”

Yama non rispose ma, nell'udire quelle parole, alzò la testa: il capitano aveva ragione. Nami non lo aveva mai odiato per quello che le aveva fatto ed Ezra, in punto di morte, lo aveva finalmente perdonato. E anche Harlock, nonostante la sua terribile confessione, non lo aveva condannato. Era davvero giunto il momento per lui di andare oltre e pensare al suo futuro, solo che era così dannatamente difficile.

“Io… io ci proverò capitano, cercherò di essere degno della fiducia che hai riposto in me.”

Harlock annuì e poi lo congedò.

Yama tornò nel suo alloggio sentendo il cuore molto più leggero. Durante il suo turno di riposo sarebbe riuscito a dormire più serenamente.

Harlock rimase molto turbato dal gesto del ragazzo, era evidente che non riuscisse a perdonarsi per quello che aveva fatto, e lui invece, sarebbe mai riuscito a perdonarsi? L'aver scoperto che la Terra aveva ancora una speranza, che prima o poi, sarebbe rinata in un lontano futuro, bastava a ridargli finalmente la pace? Molto probabilmente no. Sapeva già che non avrebbe dormito, così decise di ritornare in plancia.



* * *



Yuki se ne stava sul ponte di comando da sola. Prima di andare dal Capitano aveva deciso di fare una passeggiata. Il ponte era completamente deserto, tutti stavano facendo baldoria in sala mensa ma lei non se la sentiva di festeggiare, ripensò agli avvenimenti degli ultimi giorni, a tutto quello che era successo, e a come avrebbe potuto parlare ad Harlock dei sentimenti che nutriva per lui. Cercò ispirazione nelle stelle che si potevano ammirare dall'ampia vetrata che le si parava di fronte. Da quella posizione la Terra rimaneva quasi in disparte, poi all'improvviso l'Arcadia si trovò a passare di fronte al Sole e tutta la plancia fu invasa dai suoi raggi così potenti e abbaglianti, Yuki rimase piacevolmente colpita: erano stati in navigazione nello spazio per anni, raramente atterravano su un pianeta ed il Sole della sua amata Terra non lo aveva mai visto.

Quella luce così calda e meravigliosa sembrò accarezzarle il cuore. Stava percorrendo il corridoio della nave proprio al di sotto del ponte di comando quando, in lontananza udì dei passi avvicinarsi sempre più. Era quella camminata inconfondibile che le preannunciava che Harlock stava sicuramente tornando in plancia, il suo cuore sembrò arrestarsi per un istante.

Il capitano la vide e si fermò a pochi passi da lei, si trovavano entrambi difronte alla grande vetrata da dove si vedeva molto bene la Terra, quella vista sembrava davvero uno sfondo perfetto per la loro situazione. Si incontrarono nello stesso posto dove i loro sorrisi si erano appena sfiorati due giorni prima***. A Yuki quella circostanza parve quasi la risposta a tutti gli interrogativi che si era posta in quei pochi istanti in cui le loro anime si erano quasi accarezzate ed entrate in sintonia.

“Che ci fai qui? Credevo che stessi festeggiando insieme agli altri.” Le chiese, nel suo solito tono tranquillo.

Yuki si girò versò la vetrata, dandogli le spalle, e si mise ad osservare la Terra. “Non sono in vena di festeggiare.”

“C'è qualcosa che ti preoccupa?”

A quella domanda lei sorrise amaramente e decise di cogliere al volo quell'occasione.

“Io credo che tu sappia cosa mi turba. Non posso credere che in tutti questi anni non te ne sia mai accorto. Certe cose non ti sfuggono, magari a fin di bene fai finta di ignorarle… chissà. Ma da oggi io non ti permetterò più di far finta di niente, perciò ti dirò chiaramente quello che provo in questo momento.”

Si girò verso di lui, che la stava osservando con un’espressione triste e cupa, gli si avvicinò fino quasi a sfiorarlo, poi, guardandolo nell'occhio proseguì: “In tutti questi anni non ho potuto fare altro che far finta di provare solo dell'affetto nei tuoi confronti... ma io ti amo capitano, ti ho sempre amato e credo che non potrò fare a meno di amarti per tutta la vita.” Gli posò delicatamente una mano sulla guancia sfregiata e la accarezzò dolcemente, la sua pelle sembrava quella di un ragazzo, non lo aveva mai toccato fino ad allora, non si era mai spinta così avanti; ma poi se ne andò, lasciandolo lì, da solo, difronte a quella vetrata, senza nemmeno aspettare una sua reazione.

Harlock nell'udire quelle parole provò un profondo senso di amarezza: quello che Yuki gli aveva confidato era assolutamente vero, aveva sempre saputo che era innamorata di lui, ma ora che la ragazza glielo aveva dichiarato così apertamente, non avrebbe più potuto ignorarlo.

Si avvicinò maggiormente a quella vetrata per osservare l'inferno della materia oscura che ammantava la Terra e gli parve come uno specchio della sua stessa dannazione.





Continua...







Note:



* Razze: altro nome deContinualle caviglie del timone. La ruota del timone (o ruota a caviglie) fu introdotta nei primi anni del 1700 ed è una ruota vera e propria, con i raggi sporgenti oltre il cerchio in forma di caviglie dette razze. Fonte http://www.deagostinipassion.com/forum/posts/list/26056.page



** Il sistema di comunicazione subspaziale non è una mia invenzione ma é ripreso dalla serie Star Trek (All rights reserved, no copyright infringement intended). Il Subspazio è parte integrante del continuum spazio-tempo poiché coesiste con lo spazio normale. Subspazio e spazio normale confluiscono vicendevolmente ma non possono condividere la medesima materia. Ciò che si trova nel subspazio può emergere nello spazio normale, così come ciò che si trova nello spazio normale può immettersi nel subspazio, ma nessuna delle due realtà può coesistere contemporaneamente. Tutto ciò che si trova nel subspazio, pur essendo contemporaneo, non è visibile né rilevabile per chi sia locato nello spazio normale Cosa sia il subspazio esattamente, non è mai stato completamente rivelato, benché numerose teorie, sia scientifiche che postulate dai fan, siano state proposte. Illustrare il subspazio risulta arduo, in quanto viene usato prevalentemente come soluzione e causa di svariati problemi attraverso le serie. E' implicitamente il mezzo attraverso il quale è possibile il viaggio e la comunicazione a velocità maggiore della luce, in maniera analoga all'iperspazio. Fonte Memory Alfa.



*** Vedi My Immortal





I personaggi originali e qualsiasi cosa inventata in questa fic sono copyright dell'autrice e pertanto ne è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a nomi, citazioni, estratti e quant'altro sia frutto della sua immaginazione. Non ne è ammessa la citazione né qui né altrove, a meno che non sia stata autorizzata tramite permesso scritto della stessa autrice.

 

     


                     





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