Così Murder si trasferì per un paio di giorni a casa di Alphonse, facendo amicizia col fratello e passando le giornate con Winry, dimenticandosi della missione la quale gli fu assegnata da Dante.
-Itami?- chiamò Al, bussando dietro la porta della sua camera
Quel giorno si sentiva sempre più strano, infatti passò quasi tutta la giornata assieme alla ragazza, invece di stare col fratello come le altre volte, ma ogni volta che le si avvicinava, sentiva il cuore battere a mille e ogni volta che Murder gli rivolgeva la parola, non sapeva mai cosa rispondere per via dell'eccitamento e dall'imbarazzo.
Così preoccupato della ragazza la quale non lo stava aprendo, decise di tornarsene in camera sua, per capire cosa gli stava succedendo.
Entrò in camera, togliendosi la giacca nera che aveva al collo e estraendosi i guanti dalle mani, mettendo il tutto sulla sedia nell'angolo della camera. Raggiunse il letto e sedensodi sopra si slegò i capelli, poggiando il l'elastico sul comodino vicino al letto, poi si mise la mano destra sulla testa.
-Cosa mi sta succedendo?- pensò, preoccupato per il suo stato d'animo, strofinandosi la mano tra i capelli
-Non riesco a capire... - continuò, dopo qualche minuto girò il corpo verso il letto per distendersi, spostando la mano sulla fronte per poi scenderla sugli occhi massaggiandoseli dolcemente.
Intanto iniziò a farsi sera e la zia Pinako cominciò a chiamare i ragazzi per mangiare, Al quella sera non volle uscire dalla stanza, non aveva fame e di conseguenza ne approfittò per rimanere solo, senza che nessuno lo disturbasse.
-Al?- chiamò Murder, bussando col medio sulla porta chiusa, avvicinando l'orecchio per sentire se era in camera.
-Itami, scusami... Questa sera non ho fame- rispose con aria dispiaciuta
-Posso entrare?- chiese muovendo la maniglia della porta
-N-no!- balbettò allarmato, togliendosi velocemente le dita dagli occhi
-Va bene, fai quello che desideri- aggiunse l'omunculus distaccandosi dalla porta, andandosene in cucina a mangiare
Una volta finito di mangiare, Murder decise di passare ancora una volta dalla camera di Al per vedere se gli era tornato l'appetito. Risalì le scale ma appena si avvicinò alla porta, sentì Al singhiozzare, preoccupata su cosa gli sarebbe successo, aprì la porta di scatto impaurendo così l'altro.
-Itami?!- esclamò, mettendosi le mani sugli occhi coprendo le lacrime
-Ehi perché piangi?- chiese, chinandò il capo su un lato
-No, non sto piangendo- fece lui, girandosi di spalle all'omunculus
-Si inceve! Stai piangendo! Perché non lo ammetti?- lo rimproverò con voce rauca
-... No!- negò -Ora potresti uscire per favore?- aggiunse come se avesse sonno
-...- Murder non rispose, bensì obbedì uscendo dalla camera chiudendo la porta una volta ucita
Al si girò velocemente, non credeva, non riusciva a credere di aver cacciato Murder dalla sua camera da letto, si mise a quattro zampe sul letto, stringendo le coperte tra le mani mentre guardava in basso.
-Itami... - fece, stringendo ancor di più le coperte, mentre una lacrima gli cadde sul dorso della mano.
Al cominciò ad allarmarsi, non riusciva a capire cosa gli stava succedendo e senza volerlo cominciò a piangere emettendo dei sonori singhiozzi di preoccupazione per il suo stato d'animo. Dopo un pò, si addormentò cadendo di pancia sul materasso bagnato dalle sue lacrime.

Fine capitolo! Che succederà ad Alphonse una volta sveglio? Come mai sta così male a tal punto di piangere? Questo ed altro nei prossimi capitoli!