FanFiction Shadow Lady | Shadow Lady e le catene invisibili di Rik | FanFiction Zone

 

  Shadow Lady e le catene invisibili

         

 

  

  

  

  

Shadow Lady e le catene invisibili ●●●●● (Letta 2286 volte)

di Rik 

7 capitoli (conclusa) - 6 commenti - 0 seguaci - Vietata ai minori di 14 anni

    

 

Sezione:

Anime e MangaShadow Lady

Genere:

Azione - Erotico

Annotazioni:

Nessuna

Protagonisti:

Non indicati

Coppie:

Non indicate

 

 

              

  


  

 I doni del demone 

Non sempre un dono è qualcosa di veramente gratuito. A volte sancisce solo l'esistenza di un legame basato sulla reciproca convenienza o sul profitto di una delle due parti. Ovvio scoprire da quale parte sia il profitto, qualora si faccia un patto con il ...


  


Il secondino spinse Aimi all'interno di uno sporco magazzino in penombra. La ragazza si portò le mani al volto a causa del tanfo, che le fece venire un senso di nausea. L'uomo strinse la casacca della prigioniera su di una spalla e la fece voltare verso di lui. Aimi trattenne un gemito.
Il suo cuore batteva forte, le sue gambe tremavano dalla paura.
« Quante volte Bright mi ha salvata, finora, da un bruto come questo? » si domandò tentando di essere fiduciosa. Ma le mura, spesse, metalliche, opprimenti del magazzino sembravano chiuse anche per le speranze. La porta rimaneva socchiusa, ma restava irraggiungibile. Una porta comunque ben lungi dalla libertà da lei agognata.
« Demo, forse, riuscirà a distrarlo e potrò cercare riparo per il corridoio. » pensò Aimi, ma il suo amico demone doveva essere ancora in attesa di un istante favorevole.
L'uomo raggiunse con l'altra mano il petto della ragazza e tirò la veste lacerandola. Aimi allontanò le sue mani dal viso e tentò di portare al suo corpo, coperto dalla sola biancheria. L'uomo la centrò con un ceffone, su una guancia le si formò un livido.
Ma fu il carceriere ad urlare di dolore.
Lasciò immediatamente Aimi. La ragazza lo scavalcò correndo e raggiunse la porta, ma non ne varcò la soglia. Ricevette un colpo in piena pancia. Un uomo alto e smilzo, con la faccia butterata e gli incisivi sporgenti entrò nella stanza con in mano un manganello. Anche egli indossava l'uniforme dei secondini. Sorrise cattivo.
« Credevi che sarebbe stato così facile andartene? » la schernì.
Aimi non rispose. Era senza fiato e un dolore intenso le chiudeva la bocca dello stomaco.
Il nuovo arrivato calò di nuovo il manganello sulla nuca della ragazza. Aimi sentì un dolore tanto forte da perdere la consapevolezza di altro, poi più nulla.

« Aimi! » urlò disperata la voce di Demo dal buio.
Il secondino smilzo rideva crudelmente, una risata sguaiata che coprì la voce del demone. Avanzò un passo verso la sua vittima stesa a terra e priva di conoscenza. Il suo ultimo passo.
Una lieve, invisibile nuvola di vapore di alzò dal corpo del secondino, mentre un odore acre di carne bruciata si diffondeva al di sopra del tanfo del magazzino. Poi la pelle dell'uomo si aggrinzì di colpo e si ingrigì in un batter di ciglia. Immediatamente dopo, il corpo dell'uomo collasso in una nuvola di polvere, su cui si adagiarono per pochi secondi i vestiti, prima di consumarsi anche essi in una rapida fiammata.
Demo volò in picchiata su di Aimi e le sollevò la testa. Seduto su un'inesistente sedia, anche il demone dall'aspetto di anziano era apparso in prossimità della ragazza.
« Come sta? » domandò il secondo.
« È svenuta Goug. » spiegò Demo, « Ma si riprenderà presto ».
L'altro secondino, quello che aveva spinto Aimi nella stanza, si volse verso le due creature. Stringeva digrignando i denti il polso della mano destra, con cui pochi istanti prima stava trattenendo Aimi.
« Chi accidenti siete voi due, bastardi!? » imprecò.
« Se avessi saputo che era tanto debole, » commentò Goug ignorandolo, « sarei intervenuto prima ».
« È così che sono gli umani. » precisò Demo, « Io speravo di trovare il modo di evitare di essere visto ».
« Non capisco la tua preoccupazione. » gli confidò Goug, « Io non posso permettere che il Messaggero sia sopraffatto dai suoi nemici. È il mio Sovrano che mi ha posto a custodire la padroncina. Tu non sei forse legato a lei ancora più strettamente dai vincoli degli umani? »
Il secondino urlò con rabbia.
« Fuori di qui o vi sparo! »
Ma continuava a tenersi un polso con una mano digrignando i denti.
« Aimi vuole proteggere i suoi simili. » spiegò Demo, « Detesta quando i più forti prevalgono con la violenza. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto sfuggire con l'astuzia. Allontanarsi dagli altri perché non ci vedessero. Invece ora la polizia dei demoni dovrà modificare la memoria di questo idiota che sbraita, mentre noi rischiamo di farci arrestare per avere infranto l'antica legge ».
Goug fece un sorriso sghembo. « C'è una certa tolleranza sulla norma che impedisce i contatti con gli umani, dovresti saperlo. Non pochi demoni, per dire, preferiscono che i Misti restino tra gli uomini piuttosto che tornino tra noi. E la polizia non deve intervenire per cancellare la memoria dei morti ».
« Bastardi assassini, vi faccio a pezzi. » minacciò il secondino.
« Ora comunque dovremo chiamare Bean, non credi? » domandò Demo.
« Direi di no. » replicò Goug, « Come ti dicevo, gli umani morti non preoccupano i Sovrani ».
Demo sgranò gli occhi e poi li puntò all'umano, che rimaneva nella medesima posizione, rosso in volto e respirando con difficoltà.
« Quello che era fuori dalla porta » osservò Goug, « doveva essere un umano di poco conto. Non un vero aggressore, ma uno a cui piaceva spalleggiare umani più determinati. Per questo non ho voluto che soffrisse a lungo. Quello che ha interamente concepito l'idea di usare violenza sulla padroncina è evidentemente questo residuo di umano che abbiamo davanti ».
« Quindi... » balbettò Demo, « Finirà presto? »
Goug scosse la testa con lentezza.
« Avrà abbastanza tempo per sentire il fuoco che lo divora dall'interno, seccandogli il sangue a poco a poco e devastandogli le carni pezzo a pezzo. Un supplizio meritato. Un'agonia degna di chi sfida il potere del mio Sovrano ».
Demo deglutì. Aimi gemette.
Il piccolo demone alato spostò con delicatezza alcune ciocche di capelli che erano finire sulla fronte e davanti agli occhi di Aimi. La ragazza tossì saliva mista a sangue, poi riuscì a respirare profondamente. Quando, dopo numerosi altri respiri riuscì a guardarsi intorno, non c'erano altri umani nel magazzino, ma solo due sparuti mucchietti di cenere.

Bright represse un moto di sorpresa e di rabbia verso la Portatrice dell'Oscurità.
« Di che cosa stai parlando? » domandò sdegnato.
« Del potere di Lujel, » rispose Velkorva con tono cantilenante, « Portatore dei Ghiacci, Sommo Gelo, Stirpe dell'Aurora, Rigore dell'inverno, demone dei primi millenni e qualche altro titolo che non ricordo. Hai detto tu stesso che lo hai incontrato. Il potere che ha ridotto all'impotenza un Domatore del Fuoco, non sai di averlo? »
« Ho incontrato una creatura che ha detto di chiamarsi Lujel. » confermò Bright prudente, « Ma era venuto ad uccidere un umano, non a dare a me un qualche potere ».
« Dunque, » chiese Velkorva con un sorriso sarcastico, « come credi di aver fatto prigioniera Setna? »
« È stato Goug. » replicò Bright, « Lui ha preparato una trappola per fermare Setna... »
« Ti sbagli umano. » lo interruppe Setna mostrandogli le manette le portava ai polsi, « Queste non sono opera di Goug. È da queste che viene il potere che mi trattiene, da queste e dalla tua cupidigia. Perché sopra ogni cosa, desideri la fine di Shadow Lady ».
« Quelle manette? » s'informò perplesso Bright, « Vuoi dire che Lujel le ha messe nel mio soprabito mentre ero quasi congelato? »
Si avvicinò a Setna, fissando interessato l'oggetto che aveva ai polsi.
« Sembrano del tutto normali. » continuò, « Non capisco come avrei potuto distinguerle da qualsiasi altro paio che uso ».
« Tu non le hai usate. » precisò Setna, « Mi hanno imprigionata da sole, dopo chele hai lanciate verso di me. Senza che tu le dirigessi ».
« Non può essere andata così. » osservò Bean, « Gli oggetti di un demone devono essere consegnati ad un uomo perché li usi e deve essere spiegato a che cosa servono, solo così possono assorbirne la cupidigia ».
Bright si rivolse verso la Portatrice, con uno sguardo di divertita perplessità.
« Non credo che un demone mi abbia mai regalato delle manette, Velkorva ».
« Pensaci meglio. » suggerì l'interpellata con un ampio sorriso di sfida.
Bright strinse le spalle.
« In polizia usiamo le manette che ci danno in dotazione, solo una volta... » un colpo di tosse lo interruppe.
Smise di sorridere, nei suoi occhi apparve un lampo di comprensione e di panico.
« Una volta... » tossì di nuovo. E nuovamente. E ancora.
Cadde in ginocchio, in preda ad un incontrollabile attacco di tosse.
Velkorva lo studiava perplessa, Bean preoccupato, Setna tremante.
Fu un lungo minuto, quello in cui l'agente cercò di controllare il suo respiro. Poggiò le mani a terra, esausto, infine riprese a respirare normalmente.
« So che alcuni uomini hanno usato oggetti che donano un potere sovrumano. » raccontò.
Prese un altro respiro e spostò in avanti un ginocchio, poi facendo perno su di esso tornò in piedi.
« Ho chiesto ad alcuni di essi come li avevano ottenuti. » proseguì, « Non erano in grado di dirmelo. Quando tentavano di rivelare il minimo dettaglio a riguardo tossivano, fino a non avere più aria in gola ».
« Quello che è successo anche a te ora, umano? » indagò Bean.
Bright non osò nemmeno un cenno della testa per confermare, consapevole che la sua risposta sarebbe stata impedita da un nuovo attacco di tosse. Ma il suo silenzio fu inteso nel modo corretto dai demoni.
« È così dunque. » commentò il poliziotto demoniaco, « Le catene invisibili che spesso legano gli artefatti al loro creatore hanno imprigionato anche te ».
« Sai come potrebbero essere tolte queste catene? » domandò con ansietà Bright.
Bean annuì.
« Shadow Lady lo ha fatto una volta. » raccontò, « Ha privato una umana del desiderio del dono avuto dal demone, ha annullato la cupidigia che le imponeva di usarlo ».
« Keiko Okuma. » sussurrò Bright ricordando uno dei suoi incontri con l'inafferrabile ladra, « Ecco a che cosa le serviva quella messa in scena... »

« Cosa devi fare allora? » aveva domandato Bright.
Shadow Lady aveva inclinato amabilmente il capo.
« Dopotutto credo che non te lo dirò. » aveva detto, « Non ho la tua fiducia e non vedo perché tu debba avere la mia ».
« Se stata tu la prima a chiedere di non fare domande. » aveva osservato Bright.
« Avevo le mie ragioni » aveva detto lei, tristemente « ti ho detto anche altro se ricordi ».
« Che eri felice dei miei sentimenti, ma che qualcosa ti impediva di ricambiarli. » aveva rammentato Bright.
« Lo sono tuttora. » aveva insistito la ladra, « Tu non mi credi? »
« Tu non hai fiducia in me, ne devo avere io in te? » aveva replicato Bright.
« Ti chiedo di aspettare venti minuti prima di toglierti le manette ed inseguirmi. Se mi dici che lo farai, ti crederò. Ti basta? »
« Come potrei toglierle? » aveva domandato Bright.
« Sono quelle che mi hai messo tu. » aveva spiegato Shadow Lady.
Bright si era irrigidito.
« Credo... » aveva aggrottato le ciglia, « Che siano un paio che ho avuto da un tale che non me ne ha dato le chiavi ».
Shadow Lady aveva riso.
« Il brillante ed implacabile Bright che inciampa in un banale errore. » Aveva guardato Bright con condiscendenza. « Allora tra venti minuti tornerò qui da te e ti libererò ».

« ...altro che inciampo. » sussurrò Bright a se stesso, « una caduta, completa di ruzzolone ».
« Non dovrebbe essere difficile sciogliere le catene, cucciolo. » ipotizzò Velkorva. « Ora sai la verità su di noi e Shadow Lady, quindi credo che tu capisca che né tu, né lei potete tirarvi indietro dall'aiutarci, che poi significa aiutare voi stessi ».
« Fermo restando... » iniziò Bean per poi fermarsi e proseguire con dolcezza, intercettato uno sguardo della Portatrice verso di lui, « ...che l'umano Bright Honda dovrà sottoporsi all'autorità del Consiglio ».
« No. » intervenne Setna con una smorfia, « Non è affatto semplice ».
Gli altri tre la fissarono con altrettante paia di occhi con diverse sfumature di perplessità ed irritazione.
« Io ero presente quando la signora Aimi ha ceduto l'ombretto all'umano. » ricordò, « E non potevo fare a meno di ascoltare. La signora Aimi ha affidato mediante esso il suo stesso cuore a Bright ».
« E dunque? » la esortò Velkorva con sufficienza.
« Dall'ombretto dipende il destino di Shadow Lady. » proseguì Setna, « Ma Bright non restituirà l'ombretto, perché tale non è la volontà della signora Aimi ».
Velkorva sbuffò. Bean scosse la testa. Setna insisté.
« Non è così, forse? »
Bright annuì. « Hai ragione. » convenne, « Io non desidero la fine di Shadow Lady, ma desidero che Aimi sia accanto a me. E l'ombretto che mi ha consegnato rappresenta la promessa di condividere la nostra vita. Non lo cederò a nessuno senza prima spiegare ad Aimi che non intendo rompere quella promessa ».
Bean rise. « Curiosi gli umani ».
Setna sospirò.
« Sorprendenti piuttosto. » lo corresse, « Troppo tardi comincio a capirli ».
« Devo trovare Aimi. » riprese Bright.
« Probabilmente Demo è con lei. » suggerì Setna, « Io potrei fare un simulacro ma non imprigionata così, quindi siamo in uno stallo ».
Velkorva fece un piccolo gemito.
« Primi Istanti dell'Esistenza! » esclamò, « Sono un Portatore dell'Oscurità. Credete che non sappia dove si trova un membro della mia famiglia? »
Bright sorrise.
« Bene, allora sappiamo come cominciare. » disse.

La creatura aveva un volto privo di orecchie ed il naso schiacciato. I suoi capelli erano bianchi e sul suo volto le pelle appariva segnata da macchie. Una piccola luce, un globo luminoso che splendeva da sé come una stella illuminava quel volto e la sua espressione, stanca, affannata.
Una voce venne dal globo, apprensiva.
« Che è successo Kuriaf? » chiese.
« Non ce l'ho fatta, Vaar. » rispose la demone, « Non sono riuscita a trovare nei ricordi dell'umano Sekiya le informazioni che cerchiamo. Non so se lui sia guidato da Lujel ».
« Quei ricordi sono irraggiungibili? » indovinò Vaar.
Kuriaf scosse la testa. « Oh, no. Anzi sono tra i pensieri più accessibili dell'uomo, raggiungibili al primissimo contatto. Ma... »
« Ma? » la esortò Vaar.
« Ho percepito qualcosa di insolito, di potente, e sono divenuta prudente. » spiegò l'altra, « c'è una implacabile maledizione su quei ricordi. Se provassi a leggerli o a nasconderli nei luoghi più segreti della mente dell'umano, la maledizione agirebbe ».
« Quindi abbiamo una prova. » concluse Vaar, « La prova di un qualche legame tra quest'umano e Lujel, qualunque esso sia ».
Kuriaf annuì. « Potrebbe essere una falsa traccia, meglio non dimenticarlo. Ma non penso che sia questo il caso ».
« Dovremo sapere quello che l'umano fa. » suggerì Vaar, « Seguendolo passo passo, se necessario. Sento di essere tornato pienamente in possesso della mia magia, ora. Voglio attendere qualche ora, poi scioglierò il globo che Sua Grandiosità Makuberu ha donato. È tempo di fare ciò per cui la mia esistenza continua ».

Un profilo scuro nella notte ed illuminato da luci alle finestre si levava nel cielo. Un edificio massiccio e tetro a cui neppure l'oscurità donava il dubbio di un aspetto gradevole. Sorgeva su un basso altopiano, coperto da neve fresca e sferzato da venti gelidi.
« Slumfitting. » sussurrò Bright, « Questo è il luogo dove tu credi che sia? »
« Questo è il luogo dove certamente è Demo. » illustrò la voce di Velkorva, « Tu riesci ad immaginare il motivo per cui un demone che adora le grazie del gentil sesso potrebbe recarsi qui? »
Bright scosse la testa.
« Allora non resta che chiedere a Demo dove sia Shadow Lady. » suggerì Velkorva, « Non ti pare? »
Bright annuì.
« Sì, fallo. » acconsentì, « Io intanto comincio a pensare ad una idea o due per arrivare lì dentro. Ma, con quelle mura, credo che dovremo attendere almeno domani notte ».

Aimi si girò faticosamente sul duro giaciglio della sua cella. Il volto era segnato ancora dal livido, la camicia da carcerata era stata rammendata in malo modo.
Aprì gli occhi, guardando fuori dalla cella e sperando invano di essere riuscita a dormire qualche ora. Volse la testa e scorse Demo. Gli sorrise.
« Sei sveglia, allora. » osservò il demone sorridendo di rimando.
Aimi annuì. « Ma devo dormire un po'. » disse, « Temo che dovrò adattarmi a rimanere qui dei giorni ».
Il sorriso di Demo si allargò.
« Ci sono buone notizie, invece, » annunciò, « Bright ti ha trovata e vuole che tu sappia che verrà a liberarti domani notte ».
« Quel testone. » commentò Aimi con un sorriso, « Vorrebbe entrare qui a prendermi e farla franca. E per di più è capace di farlo ».
« Oh, non ci vorrebbe molto, » precisò Demo con aria furba, « se ci portasse solo un certo ombretto ».
« Beh, » insisté Aimi, « a quanto sembra vedremo di cavarcela con le nostre abilità di semplici umani ».
Il sorriso di Demo svanì.
« In realtà non è così. » raccontò, « Velm mi ha detto che c'è una demonessa che aiuta Bright. Una Portatrice che gli ha dato questo messaggio per te. Non sono certo di chi sia, ma un'idea ce l'ho... non conosco però che ruolo avrebbe nella vicenda, anche se penso che stia controllando il nostro amico Bean ».
« Bean? » domandò Aimi.
Demo sospirò. « Devo proprio dirtelo, Aimi, non è stata una mossa prudente da parte tua separarti così in fretta dal potere di Shadow Lady. Tu non sei in grado di contrastare gli umani e sono convinto che Bean stia facendo un gioco molto pericoloso con i demoni ».
« Sapevamo che andavamo verso grossi rischi. » tagliò corto Aimi, « E prudenza e sentimenti non vanno mischiati ».
Demo sollevò le sopracciglia.
« Bright è coinvolto quanto te, a questo punto. Ma tu non gli hai detto il motivo per cui usavi il potere di Shadow Lady, vero? »
Aimi non rispose. Si sdraiò invece di un fianco, porgendo la nuca al suo interlocutore.
« Lo so, il tuo arresto è avvenuto nel momento peggiore. Stavi solo aspettando di informare me e gli altri della decisione che avevi presto, per parlare con lui di tutto quanto. Aimi, qualcuno ne ha approfittato. Qualcuno è riuscito, forse, a manovrare Bright per fermare Shadow Lady ».
« Piantala, Demo. » ordinò la voce della ragazza, acida.
Demo annuì, intrecciando le dita.
« Scusami. » disse, « Sono solo preoccupato per te ».
Aimi si sollevò, girandosi verso il piccolo demone.
« Sì, lo capisco. » replicò.
« Allora, buona notte. » concluse Demo.
« Grazie, ne ho bisogno. » commentò Aimi. Tornò a sdraiarsi su un fianco, ma i suoi occhi rimasero ostinatamente aperti.

 

     


                     





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